“È comodo attribuire a questo Commissario ogni responsabilità comprese quelle sulla gestione dell’emergenza, leggi SAE e rimozione macerie. Non sono le mie firme che mancano, ma la consegna dei piani di gestione delle macerie di Umbria, Marche e Abruzzo che spettava ai Presidenti di Regione redigere come previsto dal DL 189/2016 che regola ogni attività post sisma”.
Lo ha detto Piero Farabollini, commissario per il sisma 2016, impegnato in una serie di tavoli tecnici con i professionisti per lo snellimento delle procedure, quando abbandona il consueto aplomb nel leggere dell’ennesima accusa infondata alla sua gestione lanciata da alcune testate.
“I presidenti di regione, che sono anche vice commissari, pensano che la struttura commissariale debba limitarsi ad essere un bancomat, ma sono loro che avevano la responsabilità di redigere il piano macerie per “individuare le risorse occorrenti e coordinare il complesso delle attività da porre in essere per la più celere rimozione delle macerie indicando i tempi di completamento degli interventi” (art 28 comma b DL 189/2016)” dice Farabollini ricordando non solo che il Commissario gestisce soldi dei cittadini italiani con il dovere di vigilare sul loro utilizzo, ma che, d’intesa con il capo del Dipartimento di Protezione Civile, sono stati già liquidati 100 milioni di euro alle regioni come anticipo con l’obbligo di fornire il piano di gestione per consentire alla struttura commissariale di espletare quanto di sua competenza sulle macerie.
“Il sisma del 2016 è stato epocale, ma la gestione delle macerie rischia di essere altrettanto catastrofica – aggiunge il commissario – Ora che la Protezione Civile sta esaurendo i suoi compiti e le regioni mostrano ancora una volta lentezze e inadempienze si cerca di nascondere precise responsabilità dietro accuse gratuite al Commissario. Un esempio? Invece del piano macerie più volte sollecitato all’Umbria ci è stata inviata una nota il 24 gennaio scorso (ad oltre due anni dalle scosse, ndr)dove l’Ufficio Speciale Regionale ha dichiarato, nero su bianco, di aver sottostimato di oltre il 50% le tonnellate da smaltire: alle prime 100.000 se ne sono aggiunte altre 53.000 salvo, testuale, “ulteriori demolizioni non ancora segnalate dai comuni dove sono ancora in corso i sopralluoghi”. Nelle Marche sono sotto gli occhi di tutti le polemiche e gli strascichi giudiziari della risoluzione del contratto con i gestori”.
Farabollini non chiede altro ad Umbria, Marche e Abruzzo che di essere messo in condizioni di operare secondo quanto previsto dalle norme e conclude citando ancora una volta il DL 189: “Fare presto e bene non è solo un dovere, ma rappresenta l’unica possibilità di recuperare le originarie matrici storico-culturali degli edifici crollati”.