È di ieri la notizia della proroga per la restituzione del beneficio fiscale previsto dalla Tremonti Ambiente, al 31 dicembre 2020. “Una grande vittoria per i nostri imprenditori che possono in questo modo avere un attimo di respiro, e non vedersi costretti a chiudere le aziende perché lo stato chiede la restituzione del beneficio fiscale!”-, commenta a latere della vicenda Veronica Pitea, Presidente di Aceper, che esprime a nome dell’associazione - ribadendone la non appartenenza a nessun partito politico – viva gratitudine nei confronti dei senatori leghisti Montani, Arrigoni e Saviane.
Lo scorso agosto in commissione Senato si era tornato a parlare di “Tremonti Ambiente”. I Senatori Montani, Arrigoni e Saviane si sono schierati a fianco di Aceper, associazione che rappresenta produttori e consumatori di energie rinnovabili, proponendo un emendamento per chiedere al Governo di abolire il decreto legge recante “disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili” collegato alla legge di bilancio 2020. Il discusso articolo 36 contenuto nel decreto faceva riferimento alla detassazione prevista dalla cosiddetta “Tremonti Ambiente” (art. 6, commi da 13 a 19, L. 388/2000) la quale prevedeva la possibilità, per gli imprenditori che avevano fatto investimenti nel mondo delle energie rinnovabili, di ottenere un rimborso del 20% della somma investita sotto forma di beneficio fiscale. Il decreto, emanato a ottobre del 2019, sostanzialmente sosteneva che i soggetti che hanno beneficiato di entrambe le misure avrebbero dovuto rinunciare agli sgravi fiscali e che le società che detengono impianti e che godono del III, IV e V conto energia, per mantenere il diritto alle tariffe incentivanti, avrebbero dovuto pagare una “somma determinata applicando alla variazione in diminuzione effettuata in dichiarazione relativa alla detassazione per investimenti ambientali l’aliquota d’imposta pro tempore vigente”.
Il Tar del Lazio si era già espresso i termini di legittimità del cumulo con sentenza n. 6784 depositata il 29 maggio 2019, chiarendo in termini inequivocabili che “il quadro normativo di riferimento depone nel senso della cumulabilità dei benefici in argomento, non risultando per nulla condivisibile la lettura a esso data dal GSE e dal Ministero dello Sviluppo Economico”.
Ciononostante, il decreto legge di ottobre invitava gli imprenditori a restituire la somma percepita ‘ingiustamente’ entro il 30 giugno di quest’anno, pena la decurtazione o la perdita dell’incentivo del fotovoltaico, indipendentemente dal fatto che avessero usufruito o meno di tale beneficio.
“Non ci fermiamo qui ovviamente: vogliamo chiedere l’abolizione del famoso articolo 36. Ci rivolgiamo direttamente al Governo, chiedendo di rispondere a un altro quesito importante: considerato il ritardo della proroga, chi ha già restituito le suddette somme, come farà a riavere i soldi indietro?”, conclude Pitea.