A distanza di quasi un anno dalla prima bozza di revisione normativa, dopo tre mesi di lavoro in Commissione consiliare, e a seguito di numerosi confronti con i rappresentanti degli enti locali e delle organizzazioni di categoria, il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato la legge sul riuso e riqualificazione degli edifici in essere e di rigenerazione di parti di città, con l’obiettivo di disciplinare procedure edilizie innovative e semplificate che promuovano il recupero dell’edificato quale scelta prioritaria e alternativa rispetto all’occupazione di suolo libero, superando al contempo le operazioni in deroga di parziale rinnovo del patrimonio edilizio previste dal cosiddetto Piano Casa.
Rispetto alla normativa precedente, il Piemonte si è ora dotato di una disciplina organica e stabile, senza il carattere della deroga allo strumento urbanistico e senza limitazioni temporali, con l’obiettivo di rinnovare parti di territorio urbanizzato, costituito da un patrimonio degradato e obsoleto, di scarsa qualità architettonica e privo dei criteri funzionali, di sostenibilità energetica e di sicurezza sismica.
La nuova legge agevolerà gli interventi che riguardano singoli manufatti edilizi (ristrutturazione edilizia, recupero dei sottotetti e dei rustici) o parti più consistenti del patrimonio edilizio (sostituzione edilizia) nelle sue varie destinazioni d’uso, adoperando un approccio di tipo urbanistico che incardina operazioni edilizie di diversa natura, fino ad arrivare alla rigenerazione urbana, sociale, architettonica e ambientale di parti consistenti di città. Pertanto, dalla singola costruzione uni-bifamiliare, oggetto dell’agevolazione promossa dalla superata legge regionale 20/2009, le operazioni si estendono a tutte le tipologie costruttive, passando da un sistema che analizzava la sola istanza del privato a una programmazione di portata comunale degli interventi, organica e pianificata.
PRINCIPIO DELLA “DECOSTRUZIONE” DI EDIFICI LOCALIZZATI IN AREA AGRICOLA. Il provvedimento legislativo introduce inoltre il principio della “decostruzione” di edifici localizzati in area agricola, con la finalità di riqualificare dal punto di vista ambientale e paesaggistico le aree extraurbane e ridurre la dispersione dell’edificato, favorendo la rilocalizzazione nel tessuto edilizio urbano di parte delle superfici demolite.
Tra le novità, compaiono infine diversi incentivi. Ad esempio, gli interventi che non comportano aumento del carico urbanistico non prevedono il versamento di oneri di urbanizzazione. Vengono inoltre previste delle premialità legate alla riduzione delle superfici impermeabilizzate alla demolizione selettiva dei manufatti edilizi e all’utilizzo di manufatti o materiali da costruzione derivati da materie prime secondarie provenienti dal riciclo; viene inoltre riconosciuto il maggior costo per l’imprenditore derivante da interventi edilizi che comportano azioni di bonifica, attribuendo un ulteriore premio di cubatura.
Il disegno di legge rappresenta un sostanziale cambiamento di prospettiva rispetto alla normativa finora vigente – afferma l’Assessore regionale all’Urbanistica, Alberto Valmaggia –, in quanto si passa da un principio di deroga riservato ai singoli interventi dei privati, all’elaborazione di strumenti comunali sistematici che hanno impatto sull’intero tessuto urbano. Si è pertanto voluto coniugare le esigenze di ripresa economica del settore delle costruzioni alle più cogenti necessità di attenzione alla tutela ambientale, alla sicurezza e all’efficientamento energetico degli edifici, nonché all’esigenza di riqualificazione del territorio e di decoro urbano di cui necessitano soprattutto le periferie cittadine.
In quasi dieci anni in cui la legge regionale 20 del 2009 è stata in vigore, chi ha voluto usufruire degli incentivi in deroga del cosiddetto Piano Casa, lo ha fatto – prosegue Valmaggia –. Ora si tratta di prevedere strumenti organici di portata comunale o sovra-comunale che valorizzino l’edificato esistente e il patrimonio ambientale circostante.