Spesso lo spegnimento degli impianti di riscaldamento in primavera arriva con un tempismo infelice rispetto alle condizioni meteorologiche, e quest’anno non farà eccezione: dopo una coda invernale piuttosto mite e calda rispetto alle medie stagionali, secondo le previsioni il mese di aprile sarà piovoso e freddo in tutta Italia.
La data “fatidica”, com’è noto, è il 15 aprile, ma in alcune aree del Paese in realtà i riscaldamenti sono già spenti da tempo. Per ovviare agli inconvenienti di uno spegnimento simultaneo – poco adatto alle condizioni meteorologiche fortemente disomogenee da Nord a Sud – l’Italia è suddivisa in 6 zone climatiche, ognuna indicata con una lettera dall’alfabeto dalla A alla F, che seguono un “calendario termico”, in cui vengono previste le date di accensione e spegnimento degli impianti di riscaldamento, oltre al numero massimo di ore giornaliere in cui è consentita l’accensione. La disciplina è contenuta nel DPR 26/08/1993 n. 412 e successive integrazioni.
La suddivisione in zone si basa sul calcolo dei gradi-giorno, ovvero il fabbisogno termico necessario per mantenere un clima confortevole nelle abitazioni, pari alla somma annuale della differenza tra la temperatura interna (fissata per convenzione a 20°C) e la temperatura media esterna giornaliera. Per esempio, nella zona climatica A – la più calda – sono inclusi i Comuni che presentano un numero di gradi giorno non superiore a 600; il periodo di accensione dei riscaldamenti è fissato dal 1° dicembre al 15 marzo, per un massimo consentito di 6 ore giornaliere. Nella zona E – un gradino sotto quella più fredda, che include quasi soltanto l’arco alpino, e che non prevede limitazioni – sono inclusi i Comuni che presentano un numero di gradi-giorno incluso tra 2100 e 3000; il calendario di accensione va dal 15 ottobre al 15 aprile, per un massimo di 14 ore giornaliere.
Ma cosa si può fare per evitare che, una volta spenti i riscaldamenti, gli strascichi invernali della mezza stagione rovinino il comfort della nostra abitazione? Una soluzione è affidarsi alla climatizzazione con tecnologia a pompa di calore, in grado di supportare, oltre al raffreddamento, anche il riscaldamento dell’aria.
La tecnologia a pompa di calore è una soluzione flessibile, energeticamente efficiente e dai molteplici vantaggi – spiega Ettore Jovane, Head of Samsung AirConditioning Italy. Il mercato delle pompe di calore negli ultimi anni sta vivendo un trend costantemente positivo associato, inoltre, alla sempre maggiore sensibilità normativa relativa alla sostenibilità ambientale delle tecnologie per la climatizzazione incentivano fortemente strategie di espansione e sviluppo di soluzioni sempre nuove in tal senso. Quello delle pompe di calore è un mercato che negli ultimi anni ha registrato crescite superiori al 30% con un fatturato in Italia per il 2018 di circa 60 milioni rappresentando il secondo mercato d’Europa.”
Samsung AirConditioning ha evidenziato l’importanza delle pompe di calore anche durante i Samsung Climate Solutions Days, tenutisi a Monaco lo scorso gennaio, confermando il proprio impegno nello studio e nello sviluppo di questa tecnologia, ritenuta l’elemento chiave per le soluzioni di climatizzazione in futuro. L’azienda integra la tecnologia a pompa di calore anche nella gamma WindFree, che grazie ai 21 mila microfori consente di godere del massimo comfort anche durante le mezze stagioni.
“Per il futuro – conclude Jovane – ci sono prospettive positive grazie anche alle normative sui gas utilizzati nel ciclo della pompa di calore che pongono le basi per i prossimi sviluppi di questa tecnologia. Inoltre, la possibilità di produrre acqua calda fino a 65° con le nuove pompe di calore apre nuovi scenari consentendo di applicare questa tecnologia anche nelle ristrutturazioni o in ambiti finora inesplorati.”