Un nuovo studio internazionale pubblicato su Nature Climate Change indica che il costo effettivo del riscaldamento globale sarà più alto per i tre principali paesi produttori di CO2 (Cina, India e Stati Uniti), e generalmente più alto e più diseguale di quanto si pensasse. A far parte del team internazionale di scienziati, anche il professor Massimo Tavoni, del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano e direttore del nuovo Istituto Europeo di Economia e Ambiente (EIEE).
Per la prima volta i ricercatori hanno sviluppato una serie di dati che quantificano quale sarà il costo sociale del carbonio (SCC) - la misura del danno economico derivante dalle emissioni di biossido di carbonio - per ciascuno dei circa 200 paesi del mondo e i risultati sono sorprendenti. I primi tre paesi emittenti - India, Cina e Stati Uniti - hanno il massimo da perdere dai cambiamenti climatici. Anche i paesi del Golfo come l'Arabia Saudita hanno ottenuto punteggi molto alti.
Al fine di descrivere mediante un modello gli effetti delle emissioni di CO2 sulle temperature a livello nazionale, gli autori utilizzano un approccio innovativo, combinando i risultati di diversi esperimenti di modellizzazione del ciclo del carbonio e del clima per catturare l'ampiezza e la struttura geografica del riscaldamento in diverse curve di emissione di gas serra, con la risposta del ciclo del carbonio e del sistema climatico alle emissioni di carbonio.
Poiché il biossido di carbonio è una sostanza inquinante a livello globale, le analisi precedenti si erano concentrate sul costo sociale globale del carbonio; tuttavia, è importante per vari motivi una ripartizione paese per paese dei danni economici causati dal riscaldamento globale.
"La nostra analisi dimostra che i costi economici del cambiamento climatico saranno alti in molti paesi, compresi quelli come Stati Uniti e i Paesi del Golfo, che tradizionalmente non hanno elaborato una politica climatica", ha dichiarato il prof. Tavoni. "Inoltre, il 90% dei paesi del mondo avrà conseguenze legate al clima, il cui impatto aumenterà la disuguaglianza globale e le tensioni internazionali. Molti paesi non hanno ancora riconosciuto il rischio rappresentato dal cambiamento climatico. Questo studio mira a colmare questa lacuna".
Gli autori hanno notato che la mappatura dell’impatto a livello nazionale dei cambiamenti climatici può aiutare a comprendere meglio le determinanti della cooperazione internazionale. A questo scopo è stata sviluppata un'interfaccia visiva che consente di navigare attraverso i risultati della ricerca.