Nei giorni scorsi la tempesta Daniel ha flagellato la Libia, al maltempo si è unita la rottura di due dighe nei pressi di Derna che ha liberato oltre 30 milioni di metri cubi d'acqua uccidendo più di 10 mila persone.
Come affrontato in un precedente articolo su questo sito vi sono casi in cui piogge intense possono provocare la rottura dei parametri di un invaso. La rottura per erosione dei parametri infatti rappresenta il 35% dei casi di rottura per le dighe; generalmente i normali fenomeni di erosione sono dovuti principalmente all'azione del moto ondoso sul parametro di monte, ed in misura ridotta, all'azione della pioggia sul parametro di valle anche se con l'intensificarsi dei fenomeni estremi legati al cambiamento climatico il rapporto di forza tra moto ondoso e piogge intense potrebbe cambiare.
Dighe troppo vecchie e manutenzione scarsa
Ma dietro la tragedia in Libia, al di là della brutalità della tempesta Daniel sembra esserci anche un problema di impianti troppo vecchi e scarsamente manutenuti.
Secondo la rivista americana Scientific American, le enormi proporzioni della tragedia il Libia dipende da tre fattori che hanno amplificato il disastro: confluenza dell’instabilità sociopolitica causata dalla guerra civile, una tempesta storica (probabilmente esacerbata dal cambiamento climatico ) e da infrastrutture scarsamente manutenute.
Per quanto riguarda quest'ultima causa, risulta che le dighe erano state costruite negli anni '70 e che non erano state manutenute dal 2002.
Nuova attenzione sulle dighe esistenti
Il disastro in Libia riporta all'attenzione delle istituzioni e dell'opinione pubblica il problema dello stato dell'arte degli invasi nel mondo. Infatti, la maggior parte delle grandi dighe del mondo furono costruite nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale, tra il 1950 e il 1985 e come tutte le strutture realizzate dall’uomo, hanno una durata di vita limitata, si degradano nel tempo e richiedono manutenzione. Quindi, razionalmente un invaso non dovrebbe superare i 50 anni di vita, in tal caso bisognerebbe ricostruire l'opera per evitare disastri come quello di Derna in Libia.
In Libia - riporta la rivista americana - gli ingegneri erano consapevoli delle vulnerabilità delle dighe di Derna. Uno studio idrologico del bacino del Wadi Derna pubblicato proprio l’anno scorso metteva in guardia: “È chiaro che l’area di studio è esposta al rischio di inondazioni”. L’autore dello studio scrive inoltre che “è necessario adottare misure immediate per la regolare manutenzione delle dighe esistenti, perché in caso di una grande alluvione, il risultato sarà disastroso per gli abitanti della valle e della città”. Sembrerebbe trattarsi dell'ennesima tragedia annunciata.