La Commissione europea ha adottato ulteriori provvedimenti nei confronti di Grecia, Italia, Slovacchia e Spagna per garantire la corretta applicazione della direttiva sui ritardi di pagamento (direttiva 2011/7/UE) ed evitare perdite per le imprese, in particolare le piccole e medie imprese (PMI), di questi paesi.
La direttiva 2011/7/UE sui ritardi di pagamento, che doveva essere recepita nel diritto nazionale entro il 16 marzo 2013, costituisce una rifusione di una direttiva precedente (direttiva 2000/35/UE) e mette in atto misure più rigorose intese a scoraggiare una cultura dei pagamenti tardivi. Attualmente le amministrazioni pubbliche devono pagare i beni e i servizi acquistati entro 30 giorni o, in casi eccezionali, entro 60 giorni. Nelle transazioni tra imprese tale limite è di 60 giorni, a meno che non sia stato esplicitamente concordato altrimenti. In caso di pagamenti effettuati più tardi rispetto a quanto concordato i creditori hanno automaticamente il diritto di chiedere interessi per i ritardi di pagamento (a un tasso superiore almeno dell'8 % al tasso di riferimento della Banca centrale europea) e un risarcimento minimo di 40 EUR per ogni fattura non pagata, oltre al rimborso di tutte le altre spese legate ai costi di recupero.
La Commissione chiede agli Stati membri di intervenire per i seguenti motivi:
- Grecia: nuova legislazione che abolisce il diritto dei creditori ad ottenere interessi e risarcimenti (lettera complementare di costituzione in mora);
- Italia: ritardi di pagamento eccessivi da parte delle amministrazioni pubbliche (parere motivato);
- Slovacchia: ritardi di pagamento eccessivi nel settore della sanità pubblica (lettera di costituzione in mora);
- Spagna: legislazione che proroga sistematicamente di 30 giorni il termine legale di pagamento (lettera di costituzione in mora).
Attraverso i suddetti interventi la Commissione garantisce che gli Stati membri:
– applichino correttamente la direttiva;
– siano responsabili e trasparenti per quanto riguarda la correttezza delle amministrazioni pubbliche nei pagamenti, e
– creino un ambiente imprenditoriale affidabile per le imprese, tutti elementi che porteranno a una svolta decisiva verso una cultura dei pagamenti rapidi.
I suddetti 4 Stati membri dispongono ora di due mesi di tempo per comunicare alla Commissione i provvedimenti adottati al fine di porre rimedio a tale situazione. La Commissione può altrimenti decidere di deferire l'Italia, destinataria di un parere motivato, alla Corte di giustizia dell'UE.
La Commissione ha inoltre deciso di archiviare una procedura avviata nei confronti del Portogallo in quanto tale paese ha adeguato l'ordinamento nazionale alla direttiva.