In merito ai ritardi di Poste Italiane nell’accettazione dei crediti ceduti dalle imprese in seguito a interventi edilizi agevolabili con il Superbonus 110%, è stata presentata per iniziativa del Sen. Pepe un’interrogazione a risposta scritta al Ministero dell’Economia e delle Finanze, per sapere se quest’ultimo sia a conoscenza del problema e intenda assumere iniziative affinché Poste proceda nei termini contrattuali ad accettare o rifiutare le cessioni dei crediti.
In base ai termini contrattuali, infatti, Poste Italiane avrebbe dovuto impiegare 20 giorni lavorativi per accettare o rifiutare la proposta di cessione, ma nella maggior parte dei casi questo limite temporale non è stato rispettato, e molte imprese si trovano in un “limbo” che si sta protraendo indefinitamente, senza poter disporre dei propri crediti e soprattutto senza ottenere informazioni chiare in merito alle tempistiche della pratica aperta.
Di seguito riportiamo il testo completo dell’interrogazione:
Premesso che:
Poste italiane S.p.A. è uno degli interlocutori di maggiore importanza in Italia per quelle imprese che, operanti nel settore delle ristrutturazioni con il "Superbonus 110%", provvedono ad applicare il meccanismo dello "sconto in fattura" ai sensi dell'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, e a cedere successivamente i crediti acquisiti;
Poste italiane si è posta sul mercato come importantissimo operatore, forte anche dell'immagine di sicurezza e di solidità. Fino al mese di ottobre 2021 ha onorato i propri obblighi nei tempi contrattuali, tuttavia, a partire dal mese di novembre 2021, ha iniziato ad accumulare enormi ritardi, ben oltre i termini contrattuali pattuiti con le imprese;
considerato che:
a decorrere dal mese di novembre 2021 moltissime imprese hanno provveduto a cedere a Poste italiane i crediti maturati nell'esecuzione dei lavori mediante il meccanismo dello sconto in fattura; questa cessione viene effettuata tramite un'apposita piattaforma telematica realizzata da parte dell'Agenzia delle entrate. Adoperando questa piattaforma il cedente (l'impresa) propone la cessione al cessionario (Poste italiane in questo caso), il quale deve formalmente accettarla adoperando il proprio cruscotto telematico. I contratti prevedevano che il cessionario avesse 20 giorni lavorativi per accettare la proposta di cessione, tuttavia nella maggior parte dei casi Poste non ha proceduto con le accettazioni di tali crediti ceduti, ma nemmeno al rifiuto della cessione stessa. Questo comporta che il cedente (l'impresa) non possa disporre in alcun modo dei propri crediti i quali si trovano in un "limbo" nel quale il cedente non può fare nulla;
data la centralità di Poste italiane nel meccanismo dello sconto in fattura, questi ritardi creano degli enormi problemi di liquidità lungo tutta la filiera, avendo le imprese programmato di incassare in un determinato lasso di tempo che, però, non viene affatto rispettato;
Poste italiane non fornisce alcun tipo di informazione sulla motivazione dei ritardi, né si adopera per rispondere alle richieste da parte delle imprese che non riescono ad interagire con la società;
da informazioni ufficiose parrebbe che Poste abbia allungato i tempi per fare ulteriori controlli sulle cessioni effettuate, applicando retroattivamente il nuovo termine di 60 giorni lavorativi (non più 20). Mancano comunicazione, chiarezza e trasparenza. Ci sono imprese con milioni di euro bloccati in questo limbo, a cui non viene comunicato nulla,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative di sua competenza intenda assumere affinché Poste italiane S.p.A. proceda nei termini contrattuali ad accettare o rifiutare le cessioni dei crediti con immediatezza, per consentire alle imprese di disporre dei propri crediti.