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Ritorno a scuola, se il virus è nell’aula i banchi singoli non bastano

È necessario un continuo ricambio dell’aria per migliorarne la qualità e diminuire la concentrazione del virus negli ambienti indoor. Gli impianti di ventilazione e regolazione della temperatura sono una soluzione che avvierebbe anche la necessaria riqualificazione degli edifici scolastici

venerdì 24 luglio 2020 - Redazione Build News

Concentrazione del virus dopo 40 min_cor

Perché, invece di pensare ai banchi, non si pensa al ricambio dell’aria? Secondo gli esperti, gli impianti di ventilazione meccanica sono la soluzione migliore per diminuire la concentrazione del virus negli ambienti interni.

La domanda “Come garantire una buona qualità dell’ambiente interno, utile a contrastare il rischio di contagio?” è al centro del dibattito, in vista del prossimo ritorno nelle aule di milioni di studenti. La progettazione interna degli spazi per consentire il rispetto delle distanze minime non è, quindi, il solo fattore da considerare per garantire la sicurezza di tutti.

 

Molto discussa è l’ultima soluzione avanzata dal Ministero dell’Istruzione che si basa sul semplice acquisto di  3 milioni di banchi monoposto da aggiungere a quelli già in dotazione al fine di consentire ai  7,5 milioni di studenti che a settembre rientreranno negli istituti scolastici di mantenere la distanza di 1 metro dalle labbra. Le scadenze imposte dal bando di gara indetto dal commissario Arcuri per questi nuovi banchi scolastici sono, secondo produttori e i distributori italiani dell’arredo scolastico ed educativo, impossibili da rispettare. Non dimentichiamo che anche l’ipotesi iniziale che comprendeva l’uso di pannelli in plexiglas, ormai presenti in molte realtà che prevedono un contatto con il pubblico, aveva scatenato numerose proteste.

CONTAGIO AEREO

Nonostante la convinzione iniziale che la trasmissione del virus avvenga solo attraverso droplet respiratorie di dimensioni rilevanti espulse attraverso colpi di tosse o parlato, quindi, sufficiente mantenere una distanza interpersonale minima di un metro e mezzo per evitare il contagio. 239 scienziati, attraverso una lettera aperta anticipata dal New York Times nei primi giorni di luglio, hanno spronato l’Oms a rivedere le Linee Guida sulle misure consigliate ai Governi del mondo per il contenimento del virus.

Gli scienziati hanno, infatti, ribadito più volte che tale virus può essere trasmesso anche attraverso particelle molto piccole e leggere, che si formano quando si parla e che restano sospese in aria per lunghi periodi di tempo. In funzione di ciò il distanziamento fisico e l’utilizzo delle mascherine potrebbero non essere sufficiente per ridurre il pericolo di contagio all’interno degli ambienti chiusi. Ciò perché all’interno di un ambiente chiuso, qualora ci sia un infetto, esso continuerà a emettere il virus nell’ambiente e la concentrazione del virus aumenterà con il passare del tempo. Studi hanno dimostrato che in assenza di ricambi d’aria già dopo un’ora il rischio di contagio supera il 90%. Affidando il ricambio dell’aria alla sola apertura delle finestre, sarebbe necessario un tempo minimo di 15 minuti, tra una lezione e l'altra, affinché si posa scendere a circa il 20%. Ma solo adottando un sistema di ventilazione efficace, e ricambiando l’aria ambiente per un volume pari a 6 volte l’ora, si rientrerebbe in un margine di sicurezza.

In parole semplici, l’aerosol emesso dall’alunno potenzialmente contagioso è come la goccia di caffé che cade continuamente nella ciotola di latte. Più spesso lo si cambia più bianco resta. E meno probabilità ci sono che gli altri si contagino. Ma queste sono le nostre parole. Sentiamo anche cosa ne pensano gli esperti di qualità dell'aria.

IL PARERE DELL’ESPERTO

L’esperienza e le evidenze recenti, dovute alla pandemia da Covid-19, mettono in luce che l’apporto di aria esterna con la ventilazione non solo migliora la qualità dell’ambiente interno, ma può migliorare le condizioni igieniche e portare benefici alla salute, riducendo con la diluizione e la filtrazione la quantità di contaminanti presente in ambiente” ha dichiarato in una nota Filippo Busato, Presidente di AiCARR.

La posizione di Filippo Busato è ampiamente condivisa da molti tecnici esperti del settore.

Personalmente – sostiene Luca Pauletti, membro della consulta industriale AiCARRlancio un appello alle Associazioni del settore HVAC, al Ministero dell'Istruzione, ai Sindacati e ai 12 milioni di genitori perché venga avviato al più presto un tavolo tecnico, un gruppo di lavoro con il compito di proporre investimenti e soluzioni ad un problema che da troppo tempo affligge tutta la scuola Pubblica, sia essa statale che paritaria, e non solo. L'impianto HVAC deve essere considerato un requisito indispensabile per la sicurezza sanitaria di tutti gli edifici ad elevato affollamento. Considerarlo soltanto come un uno ‘sfizio’ superfluo e costoso è stato fino a oggi un grosso errore”.

E chiarisce meglio l'evidenza scientifica  Luca Alberto Piterà, Segretario Tecnico AiCARR: “Importante è garantire attraverso una corretta progettazione una portata minima per persona di aria esterna, dimenticando i ricambi orari, concetto superato anche se di facile intuizione”. La semplice apertura manuale delle finestre è una soluzione “meno onerosa rispetto a quella impiantistica, dal punto di vista dei costi sia iniziali sia di manutenzione. Dal punto di vista gestionale incide sul fabbisogno richiesto all’impianto di riscaldamento più di quanto faccia un impianto di ventilazione con recupero di calore, ma soprattutto non garantisce le stesse condizioni di comfort termico e qualità dell’aria”.


Per approdondire leggi le interviste integrali e all’articolo completo sull’ultimo numero di AiCARR Journal

 

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