Secondo il Consiglio nazionale degli Ingegneri, l'incendio del grattacielo a Londra fa tornare d’attualità in Italia il fascicolo del fabbricato. “Col passare dei giorni appare sempre più evidente come la tragedia di Londra – osserva il Cni in un comunicato - sia da attribuire alla tipologia dei pannelli utilizzati per la ristrutturazione della facciata nonché, come innesco, ad una problematica connessa all’adeguatezza dell’impianto elettrico e degli elettrodomestici allo stesso collegati. La pannellatura esterna messa in opera per la ristrutturazione prevedeva l’utilizzo di materiali facilmente combustibili, in particolare isolanti come il polistirolo, unitamente ad un rivestimento in alluminio, che hanno determinato un facile innesco dell’incendio. Inoltre la veloce diffusione dello stesso è stata sicuramente accelerata dalla camera d’aria all’interno del pannello, che ha permesso la propagazione verticale dell’incendio. Verosimilmente anche lo spazio esistente tra la parete esterna ed il rivestimento ha favorito l’effetto “camino” che ha portato i fumi caldi, attraverso le finestre, ai piani superiori dell’edificio (l’incendio si è sviluppato al quarto piano)”.
Il CNI fa notare che “per questo caso specifico in Italia abbiamo dal 2013 una guida tecnica sui requisiti di sicurezza antincendio delle facciate degli edifici. Nel rispetto di tale prescrizione, la propagazione dell’incendio sarebbe stata molto più lenta ed avrebbe concesso molto più tempo a disposizione per l’esodo degli occupanti. In Italia gli edifici civili con altezza superiore a 24 metri sono soggetti al controllo da parte dei VVF con progetto a cura di un tecnico abilitato-professionista antincendio. Detto che per le nuove costruzioni e per gli edifici pubblici la normativa vigente italiana è tra le più severe d’Europa, lo stato del patrimonio edilizio privato esistente va tenuto costantemente sotto controllo. In questo senso, è necessario chiedersi come fare uno screening che consenta di sapere con esattezza come e in quali edifici intervenire e a chi possono affidarsi i cittadini.
La conoscenza della situazione è sicuramente indispensabile per eseguire i lavori necessari a tutelare la sicurezza dei cittadini. Per questo, secondo il parere del CNI, l’istituzione del fascicolo del fabbricato anche se da solo non risolverebbe il problema, rappresenterebbe il primo passo per poter conoscere lo stato di ciascun immobile e per capire se e come è necessario intervenire. Occorre ricordare, infatti, che anche se sulle nuove costruzioni abbiamo un quadro normativo più stringente rispetto a quello di altri paesi, il nostro patrimonio immobiliare è vecchio. Inoltre, una parte rilevante di esso è stato edificato quando le norme antincendio e antisismiche non esistevano. Sono circa 18 milioni, poi, le abitazioni che sono state costruite oltre quaranta anni fa e che avrebbero bisogno di essere ristrutturate. Senza contare i casi in cui la riqualificazione è stata solo di facciata, dunque assai poco efficace. Per questi motivi il CNI ritiene grave che da parte delle istituzioni non ci sia stato in questi anni un intervento sulla normativa relativa all’obbligo di adeguamento per garantire la sicurezza del patrimonio edilizio, di cui il fascicolo del fabbricato è un pilastro fondamentale”.
“Da anni chiediamo l’istituzione del fascicolo del fabbricato – afferma Armando Zambrano, Presidente CNI – uno strumento che può contribuire in maniera determinante alla conoscenza delle criticità di un edificio e a stabilire quali interventi sono necessari per ridurre i rischi. Purtroppo, però, le pressioni delle lobby dei proprietari immobiliari hanno lavorato per evitarne l’introduzione, facilitati dall’indifferenza colpevole della politica italiana, e del Parlamento in particolare”.
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