di Franco Metta
Tra le materie prime che hanno subito una forte accelerazione dei prezzi, il rottame ferroso oggi è quotato circa 350 euro a tonnellata dai 200 euro di un anno fa. Il rottame ferroso è alla base del ciclo produttivo dell’acciaio da forno elettrico, che rappresenta la gran parte dei 24 milioni di tonnellate prodotti in Italia. L’Italia è un grosso importatore di rottame, ne assorbe un terzo di quello consumato in Europa. Cionondimeno ne esporta comunque 400 mila tonnellate.
Perché l’export è un problema
Quello che preoccupa ora gli operatori del settore, ovvero i produttori di acciaio, è l’esportazione dall’Europa verso impianti siderurgici in altri Paesi (Cina, Russia, Turchia, Ucraina), pari a 17 milioni di tonnellate di rottame ferroso. Secondo Flavio Bregant, direttore generale di Federacciai, è un paradosso se si pensa agli obiettivi green dell’Unione Europea. Dal momento che la via dei dazi sull’export in Ue non è perseguibile, “si potrebbe fare in modo di vendere solo a paesi che dimostrano di essere in grado di rispettare le nostre stesse normative ambientali”.
A risentire particolarmente di questa situazione è anche la manifattura italiana, piccole e medie imprese in difficoltà con clienti internazionali che chiedono contratti a lungo termine. La tensione comincia a farsi sentire lungo tutta la filiera. Grossisti e commercianti di rottame che “vendono al miglior offerente” sembrano tirarsi fuori dal problema. Secondo Giuseppe Pasini imprenditore siderurgico e presidente di Confindustria Brescia però “stiamo esportando la nostra ricchezza, non è accettabile che milioni di tonnellate escano senza che si dica nulla”.