Nel 2014, il numero delle “unità collabenti”, cioè degli immobili ridotti in ruderi a causa del loro accentuato livello di degrado – inquadrati nella categoria catastale F2 – è cresciuto del 5,1% rispetto al 2013.
Lo ha rilevato la Confedilizia, che ha analizzato i dati forniti dall’Agenzia delle entrate sullo stato del patrimonio immobiliare italiano.
IL PESO DELLA TASSAZIONE IMMOBILIARE. Se si mette a confronto il periodo pre e post IMU, emerge che rispetto al 2011, gli immobili ridotti alla condizione di ruderi sono aumentati di oltre il 58%, essendo passati da 278.121 a 441.497 (+163.376).
Si tratta di numeri – commenta il presidente della Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa – che devono far riflettere chi è chiamato a operare le prossime scelte di politica fiscale. Moltissimi di questo quasi mezzo milione di immobili, infatti, vengono ridotti allo stato di ruderi per decisione dei singoli proprietari, che – non essendo più in grado di far fronte alle spese per il loro mantenimento e alla smodata tassazione patrimoniale in atto dal 2012 – li privano essi stessi delle caratteristiche che li rendono tali. Altri, e il fenomeno non è meno preoccupante, sono immobili che a così gravi condizioni di fatiscenza giungono da sé soli, sempre per la mancanza di risorse economiche da parte dei proprietari. In un quadro di questo tipo, risulta evidente – conclude Spaziani Testa - come sia urgente un intervento di riduzione della tassazione su tutti gli immobili. In caso contrario, il fenomeno non potrà che ulteriormente aggravarsi.