Ha da poco ottenuto la certificazione BSL3 (livello di biosicurezza 3) una nuova sala autoptica all’Ospedale Policlinico S. Martino di Genova, atta a garantire i massimi livelli di tutela degli operatori e della comunità da possibili patogeni infettivi.
Progettata e realizzata dall’Ing. Alberto Borneto dell’Ufficio Tecnico del Policlinico, in collaborazione con i co-responsabili scientifici del progetto (il dott. Paolo Nozza, direttore dell’UOC di Anatomia Patologica [ospedaliera] dell’IRCCS Ospedale Policlinico S. Martino, e il Prof. Francesco Ventura, professore ordinario di Medicina Legale dell’Università di Genova e direttore dell’UOC di Medicina Legale dell’IRCCS Ospedale Policlinico S. Martino) la sala è stata allestita per la necessità di disporre di una sala autoptica in grado di soddisfare i criteri più stringenti di sicurezza stabiliti dall’Istituto Superiore di Sanità dopo l’avvio della pandemia da Covid-19.
Le caratteristiche della classificazione BLS3
Come spiega l’Ing. Borneto, la più severa classificazione BSL3 si distingue, rispetto alle BSL1 e BSL2, "nella maggiore importanza che assumono i sistemi di protezione secondaria o collettiva, e quindi gli aspetti ingegneristici mirati alla protezione dell’ambiente esterno. In particolare, gli elementi più evidenti e distintivi di una BSL3 rispetto a una BSL2 sono la presenza di: zone filtro sia in ingresso che in uscita dalla sala settoria che la separino fisicamente dal resto della struttura in cui è ubicata; porte di accesso da un locale all’altro della zona controllata a tenuta e dotate di una logica di interblocco delle serrature; impianto HVAC che oltre ad essere dimensionato per garantire le correte condizioni termoigrometriche, deve essere calibrato per garantire dei salti di pressione negativi dall’esterno verso l’interno ad ogni passaggio di ambiente; filtrazione assoluta dell’aria espulsa all’esterno; un sistema di accumulo, decantazione e trattamento chimico delle acque reflue e opportuno autoclavaggio di eventuali residui solidi; un robusto sistema di sensori ed allarmi ottico-acustici opportunamente settati per segnalare eventuali derive dei parametri che garantiscono il biocontenimento".
I punti di forza della nuova Sala
Questa sala BSL3, aggiunge il dott. Nozza, ha una concezione nuova e forse unica. "Ciò che distingue questa sala settoria dalla maggior parte delle sale settorie, è la possibilità di dedicarsi, con la maggiore efficacia possibile, alle procedure successive alla sezione del corpo, come l’esame macroscopico e il campionamento degli organi prima o dopo la loro fissazione, disponendo di una moderna cappa aspirante. Inoltre, la presenza di moderni strumenti di videoregistrazione, che consentono di effettuare fotografie e riprese durante tutte le procedure settorie, permette di estendere la partecipazione all’autopsia a persone non presenti fisicamente nella sala, riducendo i rischi per la salute degli operatori e consentendo ai medici settori di lavorare con la maggiore comodità possibile".
L'influenza della Pandemia
La storia della sala BSL3 coincide con la pandemia da Covid-19, ricorda il Prof. Ventura. Prima l’istituto Superiore di Sanità (ISS) e poi l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) avevano dichiarato che le autopsie di soggetti infetti dovevano essere fatte in sale idonee BSL3, con mascherine FFP2 o FFP3, camice a tenuta stagna, guanti e visiera». Ulteriori motivi di complessità sono derivati dalle indicazioni emanate dal Ministero della Salute nei primissimi mesi della pandemia, le quali vietavano non soltanto le autopsie diagnostiche ma anche quelle giudiziarie. La proposta del prof. Ventura di effettuare come screening tamponi alle persone decedute per accertate l’infezione da Covid-19 ha in parte attenuato i problemi.