Il nuovo schema di decreto legislativo “Fer 1” predisposto dal Sviluppo economico per la prima volta cancella gli incentivi finora garantiti alla produzione di energia elettrica da una risorsa locale e rinnovabile: la geotermia. È un paradosso che si sia giunti a questa scelta proprio quando il clima politico appare fortemente orientato all’uso di risorse energetiche rinnovabili e alla fine della dipendenza energetica, dimenticando che già cento anni fa l’Italia insegnava al resto del mondo come produrre elettricità coltivando il calore della Terra.
Eppure oggi un fronte contrario alla geotermia composto da poche persone rischia di porre fine a un’eccellenza italiana, a una produzione energetica rinnovabile, a migliaia di posti di lavoro, a investimenti imponenti e a benefici economici e ambientali. Tutto questo per cosa? I comitati contro la produzione elettrica da geotermia parlano di problemi ambientali, ma non credono ai dati, derivanti da controlli e monitoraggi eseguiti da Enti istituzionali nazionali e regionali, che indicano il contrario e non si preoccupano di conoscere i problemi prodotti dall’uso di altre fonti energetiche, perché toccano a qualcun altro. Nel frattempo l’energia elettrica viene consumata, istante per istante.
L’Unione Geotermica Italiana ha già inviato al Ministero dello Sviluppo Economico lettere di preoccupazione e richiesto incontri tecnici per fornire informazioni, senza risposta. Ora chiede al Governo di non danneggiare ulteriormente una produzione da fonte rinnovabile e un intero settore industriale che già da anni incontra difficoltà allo sviluppo di una produzione energetica, la stessa che all’estero progredisce e ha successo – spesso con risorse molto meno pregiate di quella italiana. Le scelte energetiche non si dovrebbero fare con colpi di mano, bensì con scelte circostanziate sulla base dei dati prodotti da pareri terzi ampiamente espressi dalle istituzioni preposte.
Dott.ssa Adele Manzella, Presidente Unione Geotermica Italiana
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