Venerdì 17, è arrivato il giorno previsto per lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil. Nelle intenzioni dei sindacati doveva essere uno sciopero generale di 24 ore per tutte le categorie. Ma dapprima l’intervento della Commissione di garanzia per lo sciopero nei servizi pubblici (autorità indipendente costituita nel 1990) e successivamente la precettazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a firma del ministro Matteo Salvini, ne hanno ridimensionato parzialmente l’ambito e gli orari. La Commissione ha sostanzialmente affermato che mancavano i requisiti per poter essere considerato, come da consolidato orientamento, uno sciopero generale, ai fini dell'applicazione della disciplina che consente delle deroghe alle normative di settore sui servizi pubblici ed esprimendo quindi la necessità di una rimodulazione.
Anche in forza di questo parere è poi arrivato il provvedimento di precettazione per il settore dei trasporti (bus, metro, tram e treni, trasporto marittimo e trasporto ferroviario merci) che quindi oggi sciopera per 4 ore dalle 9 alle 13, una mobilitazione che potrebbe comportare modifiche al servizio, anche prima dell’inizio e dopo la sua conclusione.
Sciopero di 24 o di 8 ore per…
Scioperano invece per l’intera giornata i lavoratori della scuola di ogni ordine e grado a cui si aggiunge anche la protesta degli studenti con alcune manifestazioni nella Capitale, il personale sanitario (fatto salvo il mantenimento dei servizi essenziali come il pronto soccorso per esempio), i vigili del fuoco (solo 8 ore), gli addetti alla raccolta rifiuti (8 ore), i postini, il servizio taxi e gli addetti alla viabilità di autostrade e Anas.
Per le altre categorie di lavoratori del settore privato il discorso è più articolato in quanto la mobilitazione di Cgil e Uil si articola su 5 giornate di scioperi a livello interregionale: oggi quindi è previsto uno sciopero di 8 ore nelle Regioni del Centro che riguarda i metalmeccanici e i settori dell’edilizia e del commercio.
La manovra “light” e le ragioni dello sciopero
Il dito puntato da parte dei sindacati è certamente la manovra 2024 che il governo ha presentato all’esame del Parlamento. Ma le ragioni della protesta hanno origine più lontana e vanno indubbiamente ricondotte all’aumento del caro vita, all’inflazione che ha reso più complicato arrivare a fine mese non solo per famiglie e lavoratori.
Sul fronte imprese poi, e non lo nasconde nemmeno lo stesso presidente di Confindustria Bonomi, la manovra sarebbe priva o povera di fattori che favoriscono la crescita del Paese, ovviamente in termini di PIL.
E se da un lato il Commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni ha tenuto a ricordare l’importanza di portare a termine nei tempi previsti il PNRR, perché questo solo contribuirebbe nell’ordine di uno 0,5% di crescita annua del PIL, dall’altro il ministro Giorgetti e la presidente del Consiglio Meloni avevano messo subito le mani avanti affermando che si trattava di una manovra prudente, necessariamente rispettosa dei vincoli di bilancio. I media, come loro abitudine, l’hanno subito ribattezzata una manovra “light”.
Recessione sfiorata
“Il disegno di legge di bilancio che illustro al Parlamento – ha affermato Giorgetti in audizione - è stato predisposto in un frangente estremamente complicato, nel quale l’incertezza legata ai recenti avvenimenti in Medio Oriente si aggiunge alle difficoltà che già da tempo caratterizzano il contesto economico e geopolitico. Il confronto all’interno dell’esecutivo ha dovuto individuare una sintesi tra le diverse istanze e i vincoli, interni ed esterni, di bilancio. È stato un lavoro niente affatto facile, ma ritengo che sia stato fatto il meglio possibile, da un lato, per fornire risposte concrete alle esigenze immediate e, dall'altro, per gettare le basi dell’attuazione graduale del programma di legislatura.
I dati più recenti ci dicono che il sistema economico italiano, nonostante tutte le difficoltà, è riuscito a reggere l’impatto concomitante delle diverse criticità che caratterizzano il contesto internazionale.
Nel terzo trimestre dell’anno in corso il prodotto interno lordo è risultato sostanzialmente stabile rispetto sia al trimestre precedente, sia allo stesso periodo del 2022.
Alla diminuzione del valore aggiunto registrata nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, si è contrapposto l’aumento rilevato nell’industria, il primo dopo quattro trimestri di debolezza. Il contributo dei servizi invece è risultato stazionario.
La complessiva resilienza dell’economia nel trimestre estivo ha evitato la seconda flessione consecutiva del PIL, scongiurando così una recessione tecnica. Nell’insieme, l’andamento dell’attività non è difforme da quanto preventivato in sede di stesura della NADEF, che prefigurava una graduale ripresa, con un ultimo trimestre dell’anno in ulteriore miglioramento rispetto al terzo. La nostra modellistica a breve, alla luce dei dati più recenti ci conferma queste indicazioni. Tuttavia, se la stima preliminare relativa al terzo trimestre dovesse essere confermata, l’obiettivo di crescita per l’anno in corso contenuto nel Documento programmatico di Bilancio (0,8%) potrebbe essere soggetto ad una – sia pure contenuta – correzione al ribasso. Allo stato, risulta trascurabile l’impatto sulla crescita del 2024.
In un contesto di generale rallentamento a livello globale, il nostro sistema continua, comunque, a creare lavoro in maniera stabile. L’occupazione continua a crescere come mostrano anche i dati del mese di settembre, con un incremento di 42 mila unità rispetto al mese precedente, portando il numero complessivo degli occupati a 23,6 milioni, cui corrisponde un tasso di occupazione del 61,7%.
Al buon andamento del mercato del lavoro si contrappone, tuttavia, l’andamento delle retribuzioni reali, che anche a causa del mancato rinnovo dei contratti in diversi settori, non sono riuscite a tenere il passo dell’inflazione.”
Ed è proprio quest’ultima frase, ovvero che le retribuzioni reali non riescono quasi per niente a tenere il passo dell’inflazione, per ammissione dello stesso ministro dell’economia, la ragione all’origine dello sciopero odierno. Così dopo la manovra “light” è arrivato lo sciopero che comunque resta generale.
Manovra e bonus edilizi
Il ministro Giorgetti ha evidenziato anche i vincoli stringenti all’interno dei quali è stata costruita la manovra. Il primo è rappresentato dall’onere degli interessi sul debito pubblico. L’andamento del rapporto debito/PIL dei prossimi anni è fortemente influenzato, come ho già chiarito più volte, dall’aumento del fabbisogno di cassa riconducibile agli incentivi edilizi, in particolare il superbonus, che ricordo nel mese di ottobre ha mostrato ancora una crescita degli interventi (+4,2 miliardi rispetto al mese di settembre). Da ultimo, con il decreto-legge n. 145 del 2023, è stato necessario adeguare, per ulteriori 15 miliardi, la copertura del maggior fabbisogno generato nell’anno corrente dal ricorso a queste agevolazioni.
“Il quadro è abbastanza complesso – ha spiegato la premier Meloni - nel 2024 avremo circa 13 miliardi euro di maggiori interessi sul debito, da pagare in forza delle decisioni assunte dalla Bce, e circa 20 miliardi euro di Superbonus. L’aumento dei tassi e il Superbonus fanno complessivamente più della manovra di bilancio”.
“Lo sconto in fattura l'abbiamo già abolito - ha detto il ministro - ciononostante, la dinamica del superbonus continua imperterrita. Noi non abbiamo fatto nessun intervento in legge di bilancio su questo: i lavori devono essere completati entro la fine dell'anno se si vuole beneficiare dello sconto in fattura. Altrimenti parte il meccanismo delle detrazioni senza la possibilità di sconto in fattura e cessioni, salvo quelli maturati in precedenza".
Ricordiamo che, secondo la normativa oggi vigente, chi ha in corso lavori agevolati dal superbonus o dagli altri bonus edilizi e ha maturato il diritto a scegliere lo sconto in fattura o la cessione del credito in alternativa alla detrazione Irpef (perché ha presentato il titolo abilitativo entro il 16 febbraio 2023), può scegliere queste modalità fino alla scadenza del bonus di cui usufruisce, cioè al 2024 (altri bonus edilizi) o al 2025 (superbonus).
A oggi per nessuna tipologia di beneficiario esiste la scadenza del 31 dicembre 2023 per sconto in fattura e cessione del credito: chi ha maturato il diritto a scegliere queste opzioni potrà farlo ancora per 1 o 2 anni; tutti gli altri lo hanno visto scadere già 8 mesi fa.
In ultima analisi è indubbio però che le detrazioni fiscali per l’edilizia (bonus ristrutturazioni, ecobonus, sismabonus) sono da mesi oggetto di revisione e riordino. E il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, ne aveva spiegato anche i criteri: una riforma generale di bonus edilizi, che affronti le opere di riqualificazione degli edifici residenziali esistenti con un approccio integrato ed efficiente e superi la frammentazione delle detrazioni ad oggi attive.