Risponde a queste domande l'interessante articolo a firma di Stefano Gibello, Marco Surra e Luca Antonio Tartaglia pubblicato in versione ridotta sullo scorso numero della rivista Casa&Clima (n.54) e che vi proponiamo ora nella sua versione integrale ( ALLEGATO disponibile per utenti registrati).
Un panorama da investigare
L'articolo parte da alcune premesse fondamentali. L’utilizzo non continuativo di tali abitazioni è un aspetto che presenta rilevanti implicazioni nell’ambito della loro gestione energetica, sia per quanto concerne l’esigenza della riduzione dei consumi, sia per ciò che riguarda più propriamente il confort ambientale da garantire e i tempi di messa a regime della temperatura interna. Sono inoltre da considerare ulteriori fattori di estrema importanza quali ad esempio l’esigenza del mantenimento di temperature minime nei periodi di non utilizzo, le dispersioni verso gli altri alloggi non occupati e la prevenzione dal rischio di congelamento dell’impianto.
Risulta quindi evidente come, ferma restando l’esigenza di rispettare le linee generali delle direttive europee in materia di efficienza energetica dell’impianto, l’applicabilità della norma UNI 10200, nei casi descritti, debba avvenire in modo ragionato e parziale.
Peraltro l’interpretazione corrente, avvalorata dagli stessi componenti della Commissione Tecnica del CTI, estensori del testo, è che la norma, nella sua attuale stesura, non sia integralmente adottabile in tali realtà.
Analisi delle tipologie impiantistiche
L'analisi si sofferma sulle tipologie impiantistiche che generalmente caratterizzano queste abitazioni. Nella maggiorparte dei casi- sopratutto per le abitazioni montane- si tratta di impianti centralizzati condominiali con generatore di calore a combustione alimentato con combustibile di origine fossile, come gasolio, metano o GPL. Il sistema di emissione è costituito perlopiù da radiatori. Il sistema di distribuzione rappresenta l’elemento più critico sotto l’aspetto del contenimento dei consumi energetici. Molto spesso si trascura il fatto che le tubazioni passano in ambienti non riscaldati e dove raramente sono rispettati gli spessori minimi degli isolamenti. E il fatto che l’impianto termico rimanga continuativamente in funzione per almeno sei mesi l’anno e senza interruzioni diurne si traduce in un' elevata incidenza sui consumi.
Temperatura minima ambientale interna
La legislazione, finalizzata al contenimento dei consumi energetici, fissa la temperatura massima ambientale, al valore di 22 °C. Tuttavia per una seconda casa in località di montagna assume importanza anche l’imposizione per legge di un valore minimo.
Nessuna normativa attualmente ne impone un limite, anche se la sua definizione può derivare dai regolamenti edilizi, in funzione di salvaguardia degli immobili e di tutela della salute degli occupanti.
Il ruolo della valvola termostatica
Nel passaggio da impianto sempre in funzione a impianto con funzionamento intermittente, tramite l’installazione dei ripartitori e delle valvole termostatiche per la contabilizzazione indiretta dell’energia termica utilizzata, si favorisce l’esclusione dei radiatori ai fini del risparmio nei giorni in cui l’appartamento non è utilizzato.
La valvola termostatica viene quindi ad agire non solo come regolatore locale in grado di sfruttare gli apporti gratuiti (rientrate solari e apporti interni), ma come elemento di disattivazione dell’impianto. Secondo questa funzione, la testa regolante termostatica ad azionamento manuale può essere elettrificata e comandata da remoto tramite un sistema cablato o wireless che fa capo a un termostato ambiente.
Tale utilizzo determina senza dubbio un risparmio energetico a livello condominiale, ma può penalizzare i condòmini che utilizzano maggiormente il loro appartamento.
Un’altra conseguenza dell’adozione delle valvole termostatiche e dei ripartitori è data dalla difficoltà di intervenire sull’involucro dell’edificio dopo l’adozione di sistemi per la contabilizzazione dei consumi.
Intervenire sull'involucro
Sarebbe quindi auspicabile sfruttare la dilazione dei termini per l’installazione dei sistemi di contabilizzazione al 31 dicembre 2016, per mettere a punto interventi di isolamento dell’involucro dell’edificio che oltre a determinare una generale riduzione dei consumi per l’intero edificio, perequino il più possibile la situazione degli appartamenti più sfavoriti, usufruendo degli strumenti di incentivazione esistenti.
Case study
Per 'passare dalla teoria alla pratica', l'articolo si sofferma infine sull'analisi del comportamento energetico di un edificio campione. Prendendo in esame tutti gli aspetti da tenere in conto in caso di edificio ad uso non continuativo e tutte le variabili implicate, il caso di studio mostra come una corretta prassi di auditing energetico dovrebbe puntare sull’individuazione di soluzioni tecnologiche orientate al miglioramento del comfort interno e all’incremento della performance energetica rispetto alle reali condizioni di utilizzo del fabbricato, piuttosto che all’effettivo risparmio economico conseguibile. [...registrati per continuare a leggere]