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SEN 2017: poca chiarezza sul fronte delle FER Termiche

Position Paper Regioni e Province Autonome: la SEN non approfondisce sufficientemente il ruolo che le fonti di produzione di energia rinnovabile termica potrebbero assumere al 2030

giovedì 3 agosto 2017 - Erika Seghetti

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E' stato recentemente pubblicato un Position Paper delle Regioni e delle Province Autonome in merito alla proposta di Strategia Energetica Nazionale (SEN) 2017 e sul Clean Energy Package Ue. Pur esprimendo un giudizio complessivo positivo, apprezzandone alcuni obiettivi, le Regioni si sono espresse su una serie di punti-chiave, proponendo alcune modifiche e misure aggiuntive.

FER TERMICHE

Le Regioni ritengono che la SEN non approfondisca sufficientemente il ruolo che le fonti di produzione di energia rinnovabile termica potrebbero assumere al 2030; diversamente dalle FER elettriche è assente infatti, lo scenario di dettaglio per tali fonti al 2030.

In particolare, con riferimento alle singole fonti e tecnologie, si segnala quanto segue:

Biomasse

Le Regioni ritengono ancora poco adeguata la modalità con cui si affronta il tema degli utilizzi delle biomasse per usi termici, considerata la vastità e l’importanza degli effetti sulla qualità dell’aria.

L’azione di efficientamento dovrà consentire di dimezzare la risorsa impiegata a parità di volumetrie climatizzate e di limitare i nuovi impianti non solo alla rispondenza a specifici requisiti emissivi e di rendimento, ma anche a requisiti di particolare performance dell’edificio individuato per ospitarli.
Sono da valutare con molta attenzione azioni come quella sull’IVA dei pellets che potrebbero disorientare il cittadino che da un lato vede incentivati i costi fissi per l’acquisto delle apparecchiature e dall’altro vede penalizzati i costi variabili per l’acquisto del combustibile.

Solare termico

Oltre la necessità che i produttori e gli installatori compiano uno sforzo nel verso dell’innovazione tecnologica di prodotto, capace di ridurre ulteriormente i costi di una tecnologia unanimemente ritenuta matura, le Regioni ritengono opportuno:

-  fornire indirizzi di utilizzo non solamente per la produzione di acqua calda ad uso
igienico-sanitario, ma anche per l’integrazione del condizionamento invernale in sistemi a bassa temperatura, che, per poter efficacemente essere realizzati, necessitano di una previsione già a livello progettuale dei nuovi edifici.

-  raccomandare l’installazione in talune fattispecie di strutture terziarie, quali quelle ospedaliere.

-  confermare gli attuali incentivi per il settore e prevedere specifiche premialità per taglie medio-grande integrato negli edifici a servizio di terziario/industria in assetto combinato riscaldamento/raffrescamento (assorbitore/solar cooling).

Teleriscaldamento

Nell’ambito delle potenzialità dichiarate di sviluppo dei sistemi di teleriscaldamento, con specifico riferimento ai sistemi esistenti, occorre precisare che, soprattutto nei centri urbani, lo sviluppo della volumetria allacciata al teleriscaldamento dovrebbe essere preferibilmente conseguenza di interventi di massimizzazione del calore prodotto negli impianti esistenti (spesso in cogenerazione) anche attraverso strategie di stoccaggio del calore nelle ore notturne e rilascio nelle prime ore del mattino, contribuendo a ridurre la punta della domanda termica, piuttosto che mediante l’attivazione di nuovi impianti.

Pompe di calore

Problematica Invernale

Il significativo scostamento di alcune Regioni dagli obiettivi di Burden Sharing al 2020 evidenzia l’opportunità di un'attenta riflessione riguardo al valore del target nazionale sulle FER termiche al 2030 e a cascata su eventuali criteri di suddivisione in quote regionali.
L’esigenza, peraltro crescente, di climatizzazione estiva ha condotto alla installazione di impianti di climatizzazione, normalmente a pompa di calore di tipo elettrico, che, nei periodi da maggio a ottobre, incidono in modo importante sul denominatore (CFL) dell'indicatore Burden Sharing nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia.
Le Regioni calde, da questo punto di vista, trovano maggiori difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi burden sharing proprio in ragione dell'aumento dei consumi finali lordi e di una non corretta valorizzazione della quota rinnovabile termica. Si considera, infatti, che nel periodo invernale per tali Regioni, valori di riferimento nelle stime di calcolo (su basi statistiche), conducono ad una scarsa valorizzazione del calore rinnovabile delle pompe di calore. Queste stesse Regioni, pertanto vedranno un maggiore consumo finale lordo di elettricità per la climatizzazione estiva, a fronte del quale non viene attualmente riconosciuto alcun apporto rinnovabile.

In considerazione di ciò, in linea peraltro con quanto auspicato, a livello europeo, al punto 3.12 della Decisione 2013/114/UE, è opportuno procedere a una più precisa valorizzazione e contabilizzazione degli apporti invernali di calore rinnovabile delle pompe di calore.

Riguardo al rilevamento dei dati di installazione e di uso delle pompe di calore, si procederà ad utilizzare i dati della indagine che ISTAT ha previsto ad integrazione, aggiornamento e consolidamento dei dati rilevati con la prima indagine realizzata, nel 2013, su di un campione nazionale di 20.000 di famiglie. Considerato che l’indagine ISTAT 2013 non ha riguardato strutture del terziario (PPAA, centri commerciali, banche, strutture postali, edilizia scolastica) e gli usi civili nelle industrie, le Regioni chiedono di verificare l’effettiva disponibilità e uso di tali dati da parte del GSE nel calcolo delle relative quote di calore rinnovabile.

Un approfondimento tecnico-statistico va condotto al fine di una più precisa calibrazione di alcuni dei parametri usati nella metodologia e negli algoritmi di calcolo dell’apporto rinnovabile secondo lo schema indicato nella scheda 8 del DM 11/05/2015. Ci si riferisce, in particolare, al numero delle ore invernali di utilizzazione delle pompe di calore e ai valori del Seasonal Performance Factor (SPF) indicati, in prima approssimazione, nella Decisione 2013/114/UE. Le significative differenze nelle ore di lavoro, a fronte di lievi variazioni della Performance SPF che nella Tabella 1 del documento si riscontrano tra le tre zone in cui è stata divisa, probabilmente troppo sommariamente, l'Unione Europea, portano, ad esempio, a valutare in 3.240 kWh/kW l’apporto specifico di calore di un impianto di climatizzazione aria/aria installato ad Agrigento, contro i 4.925 kWh/kW di una ipotetica pompa di calore installata a Bolzano o i 4.602 kWh, per kW di potenza, di un simile apparecchio in uso a Milano.

Problematica Estiva

Più in generale è da notare come, in vista dell’aumento di temperatura conseguente al cambiamento climatico, il bilanciamento, con energia rinnovabile, di una quota dei consumi finali elettrici per la climatizzazione estiva, comporterà difficoltà destinate ad aumentare, specie nelle regioni del sud Europa e dell’Italia in particolare.
Occorre ricordare che il recente documento per la Strategia Nazionale di Adattamento al cambiamento Climatico (SNAC), già prospetta, la crescente esigenza e la futura obbligatorietà per motivi di salute e non soltanto di benessere, di adozione di sistemi di raffrescamento estivo.
Allo stato tecnologico attuale, tale esigenza comporterà, nel medio-lungo termine, un incremento, specie nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia, del numero di installazioni e nell’effettivo uso in estate di climatizzatori elettrici a compressione. In vista di ciò, è quindi assolutamente necessario, a livello comunitario e nazionale, il riconoscimento dell’oggettiva, ineludibile, esigenza di climatizzazione estiva e di aumento della connessa quota di Consumo finale lordo di energia.
Per l’Italia e, in particolare per le Regioni del Sud, consegue l’opportunità di discutere circa la possibilità di revisione dell’obiettivo nazionale e/o di una diversa calibrazione dei parametri o dei coefficienti usati per la suddivisione ed il calcolo degli obiettivi regionali.
Pertanto le Regioni propongono di:
- ammettere alla contabilizzazione energetica quale quota rinnovabile il raffrescamento connesso con l’utilizzo degli impianti di climatizzazione estiva;

- qualora accettata la precedente proposta, ai fini dei calcoli del Burden Sharing procedere alla più precisa individuazione della quota rinnovabile ottenuta dalle utenze del terziario pubblico e privato, attualmente considerate come utenze residenziali.

- incentivare, anche nel campo della ricerca per lo sviluppo tecnologico, i sistemi alternativi di raffrescamento, solar cooling e free cooling, anche in connessione con la geotermia da scambio termico con acque o falda, superficiali.

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