Riportiamo il seguente comunicato di Inarsind, il sindacato degli architetti e ingegneri liberi professionisti.
“Il caso dei due bandi del Comune di Solarino, che prevedevano la progettazione gratuita, prima confermati dall’Amministrazione che, nonostante le richieste di revoca in autotutela tra cui quella di Inarsind all’indomani della pubblicazione, non ravvisava “ragioni di legittimità né di opportunità per revocare gli avvisi” e confermava “la volontà di bandire ed aggiudicare gli incarichi professionali, parzialmente a titolo gratuito, ferma restando la libertà di ciascuno nel ritenere vantaggiosa la partecipazione” e poi ritirati invece alla luce dell’entrata in vigore della L. 172/2017 che prevede all’art. 19-quaterdecies l’obbligo per la pubblica amministrazione di attenersi al principio dell’equo compenso nelle prestazioni professionali, dipinge l’aberrante situazione in cui versano gli affidamenti dei servizi di ingegneria ed architettura dopo la sentenza n°4614 del Consiglio di Stato e l’atteggiamento discriminatorio e vessatorio che viene messo in atto nei confronti di ingegneri ed architetti liberi professionisti.
E’ stato quindi ritenuto legittimo bandire incarichi gratuiti da parte di colleghi iscritti agli stessi Albi professionali a cui appartengono i liberi professionisti che a tali bandi dovrebbero partecipare, si badi bene “ferma restando la libertà di ciascuno nel ritenere vantaggiosa la partecipazione” (e meno male!); e si conferma che, secondo l’Amministrazione, l’art. 24 del Codice degli Appalti nulla valga rispetto all’interpretazione della Sentenza del Consiglio di Stato della dicitura “titolo oneroso”.
Si configurano due problematiche estremamente gravi: la prima quella di una totale discrezionalità nelle modalità di affidamento che manca completamente di rispetto nei confronti del lavoro dei liberi professionisti e lede i principi deontologici di lealtà e correttezza nei confronti dei colleghi la seconda l’empasse normativo tra l’applicazione della Sentenza e del Codice degli Appalti che viene costantemente violato.
Oltre queste considerazioni si inserisce l’equo compenso, introdotto nella L. 172/2017, che, nel caso di Solarino, induce finalmente la Stazione Appaltante al ritiro delle procedure in autotutela “per sopravvenuta norma imperativa”.
Se però per il Comune di Solarino l’articolo 19-quaterdecies della Legge di Bilancio parla chiaro non è così per il Comune di Picerno che, l’11.12.2017, stesso giorno in cui Solarino revoca i suoi bandi, pubblica una manifestazione di interesse per un “Servizio tecnico di ingegneria e/o architettura, da effettuarsi con spirito di liberalità e gratuità, avente ad oggetto la progettazione di interventi di messa insicurezza e riqualificazione degli edifici pubblici adibiti a uso scolastico da candidate sul PON 2014-2020”, specificando peraltro che trattasi di PROGETTAZIONE DEFINITIVA, quindi anche con un livello di dettaglio non indifferente, non vengono peraltro fornite altre specifiche sulla tipologia di lavori e sull’importo stimato (vi è un riferimento all’importo massimo previsto dall’avviso del MIUR sui Fondi Strutturali 2014/2020).
In questo caso si sta ignorando per l’ennesima volta l’art. 24 del Codice degli Appalti, nonché quella norma sull’equo compenso che, per un’altra Amministrazione Pubblica è risultata essere una “sopravvenuta norma imperativa”.
Non è pensabile che la pubblica amministrazione e, ancor peggio, i colleghi ingegneri ed architetti operanti nell’ambito della stessa, possano utilizzare la norma in base alle necessità dell’Ente senza il minimo rispetto della legalità e della dignità del lavoro altrui.
Ci stiamo trovando nel caso in cui, nello stesso giorno, da un lato viene detto “si lavora gratis” e dall’altro “non è possibile lavorare gratis”, sarebbe plausibile, alla stessa stregua, che un datore di lavoro pubblico o privato comunicasse ai suoi dipendenti “questo mese non esiste lo stipendio”?
Non ci si rende conto che con questa condotta, senz’altro anche favorita da un quadro normativo non chiaro che propone tesi completamenti antitetiche in provvedimenti che risultano contemporaneamente vigenti, si sta giocando con il lavoro, la vita, il futuro degli ingegneri ed architetti liberi professionisti.
Il tutto nell’assordante silenzio delle istituzioni.
Inarsind provvederà a chiedere la revoca della manifestazione di interesse suddetta ma davvero non è accettabile questa lotta continua per affermare il diritto al compenso del proprio lavoro nonostante l’art. 36 della Costituzione, il Codice degli Appalti, la Legge di Bilancio con l’introduzione dell’equo compenso e, ultimi ma non ultimi, i Codici deontologici di Ingegneri ed Architetti.
Di quante “norme che normano la norma” avremmo ancora bisogno per chiarire l’ovvio: che ciascun lavoratore ha diritto al suo compenso?”
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