In un momento in cui il tema della siccità e della crisi idrica dominano la cronache quotidiane, non solo in Italia, c’è anche chi guarda lontano e si interroga su come cogliere le opportunità offerte al servizio idrico dall’espansione della finanza sostenibile e dalle risorse offerte dal PNRR per superare così i fattori che da anni frenano la capacità di investimento dei gestori. È questo il tema al centro dello studio condotto dagli analisti di CDP (Cassa Depositi e Prestiti) dal titolo “Servizio idrico integrato: il momento giusto per gli investimenti”, che descrive il funzionamento del settore soffermandosi sugli ostacoli agli investimenti e sulle opportunità da cogliere per il suo pieno sviluppo in chiave industriale (IN ALLEGATO).
Il servizio idrico integrato (SII), cioè l’intera filiera di attività che vanno dal prelievo alla distribuzione fino alla depurazione dell’acqua, è un settore in trasformazione caratterizzato da un ingente fabbisogno di investimenti, che le prospettive di sviluppo della finanza sostenibile e le opportunità del PNRR rendono oggi una criticità superabile.
I problemi infrastrutturali
Lo stato delle infrastrutture in Italia è particolarmente critico: le perdite degli impianti di distribuzione ammontano al 42% (in Francia al 20%, in Germania all’8%). Il 36% della rete idrica ha un’età compresa tra 31 e 50 anni, il 22% ha più di 50 anni. Persistono, poi, i ritardi nell’adeguamento dei sistemi di fognatura e depurazione che hanno portato il nostro Paese a essere soggetto a onerose procedure di infrazione europee.
Questa condizione è il risultato dei bassi livelli di investimento storici del settore che, nonostante una crescita degli ultimi anni, restano sottodimensionati rispetto ai fabbisogni: la spesa per investimenti nel settore idrico italiano è ben più bassa di quella registrata nella media dei Paesi europei (49 euro vs 90 euro per abitante nel biennio 2020-20212) e tocca livelli particolarmente contenuti per le gestioni in economia, cioè quelle direttamente in capo agli enti locali. Tra il 2016 e il 2019, infatti il valore pro capite degli investimenti realizzati dalle gestioni in economia è stato pari a circa 8 euro l’anno, con importanti differenze territoriali.
Due le principali criticità che pesano sugli investimenti nel settore: la polverizzazione dei gestori, con oltre 2.500 operatori, e un processo di riorganizzazione della governance ancora incompiuto. Solo il 17% degli operatori è classificabile come ‘industriale’, il restante 83% è composto infatti da gestioni in economia.
La crescita degli investimenti registrata negli ultimi anni, soprattutto da parte degli operatori industriali, testimonia tuttavia un settore dinamico e con importanti potenzialità.
Inoltre, il servizio idrico vive un momento storico particolarmente favorevole per realizzare gli investimenti necessari e superare definitivamente gli ostacoli che ancora ne limitano le potenzialità. Due le principali opportunità: usare efficacemente i 3,5 miliardi messi a disposizione dal PNRR e intercettare l’espansione della finanza green, facendo leva sulla natura intrinsecamente sostenibile del settore, promuovendo una trasformazione dei modelli di business degli operatori.
In allegato il documento completo.
Franco Metta