È stato presentato ieri, presso la Sala Verde di Palazzo Chigi, il dossier sullo stato degli investimenti nel servizio idrico integrato, uno studio che fotografa la situazione della spesa di risorse pubbliche per la gestione dell’acqua e le prospettive del settore.
All'incontro, organizzato dalla Struttura di Missione #italiasicura contro il dissesto Idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, hanno partecipato, tra gli altri, Gian Luca Galletti, ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Guido Pier Paolo Bortoni, presidente dell'Autorità per l'energia elettrica il gas ed il sistema idrico, Ludovica Agrò, direttore dell’Agenzia per la Coesione e lo Sviluppo, Laura Cavallo, capo della Segreteria tecnica del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Giovanni Valotti, presidente di Utilitalia e Mauro Grassi, responsabile di #italiasicura.
“Il quadro che emerge dall’analisi non è confortante. Infatti delle risorse pubbliche stanziate risultano ancora oggi 885 interventi avviati e non ancora conclusi per un valore totale finanziato di 2,9 miliardi di euro e anche 888 interventi neanche avviati per un valore totale finanziato di 3,2 miliardi di euro la maggior parte dei quali, 2,8 miliardi, destinati al Sud”, ha riferito Mauro Grassi.
IN MEDIA NECESSARI 5 ANNI E 6 MESI PER REALIZZARE UN INVESTIMENTO PUBBLICO NEL SETTORE IDRICO. “C’è poi da considerare l’analisi dei tempi di attuazione, condotta ovviamente sugli interventi conclusi, che mostra come mediamente siano necessari 5 anni e 6 mesi per realizzare un investimento pubblico nel settore idrico, ai quali si aggiungono altri anni, oltre 3, per le lungaggini burocratiche legate all’iter per il finanziamento, da quando si decide di finanziare l’opera a quando inizia la progettazione” ha sottolineato Grassi.
IN ITALIA SI INVESTONO APPENA 35 EURO PER ABITANTE. “Ovviamente il trend delle risorse che lo stato investirà per il settore idrico è decrescente – precisa Grassi - ed è per questo fondamentale che si avvii un percorso condiviso fra operatori del settore, amministratori e soprattutto i cittadini che punti a riavvicinare le tariffe dell’acqua che paghiamo in Italia a quelle che gli altri cittadini dell’Unione pagano in Europa. Per poter così rilanciare il livello di investimenti necessari a fare un salto di qualità all’industria dell’acqua pubblica in Italia. Qualità che vuol dire qualità, quantità e regolarità dell’acqua, depurazione efficace, minor spreco della risorsa e capacità e tempestività nel ripristinare rotture e criticità del sistema infrastrutturale. Anche per evitare, come è successo recentemente a Messina, che la popolazione se ne stia 15 giorni senza acqua in attesa di una soluzione tecnica temporanea. E il basso livello degli investimenti in Italia è palese: a fronte di una spesa media per investimenti per abitante di circa 80 euro l’anno in Europa, in Italia si investono appena 35 euro per abitante”.
“Un percorso quindi - ha concluso il responsabile di #italiasicura – che oltre alla riorganizzazione della governance del settore, include la necessità di affidare il servizio a gestori industriali capaci di garantire qualità del servizio ed economie di scala nel rispetto dell’importanza della risorsa acqua”.