“Il Governo si prepara ad assestare un altro colpo basso alle rinnovabili, in questo caso parliamo della possibilità che vengano eliminate le esenzioni dai pagamenti degli oneri di sistema per la quota di energia autoconsumata, il tutto ricade nella normativa Seu, vale a dire dei Sistemi efficienti di utenza. Stessa sorte per i Sistemi di distribuzione chiusa (Sdc), nella costruzione di nuovi grandi edifici, a cui sono stati imposti una serie di vincoli che ne rendono difficile la realizzazione”.
Lo denuncia il Coordinamento Free, Fonti rinnovabili ed efficienza energetica, che raggruppa 30 associazioni del settore.
LA RISPOSTA DEL SOTTOSEGRETARIO MISE A INTERROGAZIONE. Rispondendo a un'interrogazione del senatore Gianni Girotto (M5S), il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Giacomelli, ha evidenziato che “gran parte dell'interesse degli operatori per la realizzazione di SEU e per l'estensione del concetto di SEU alla configurazione multi cliente (ossia i SDC) discende dal fatto che la configurazione SEU gode di un importante beneficio economico; per i SEU i corrispettivi tariffari a copertura degli oneri generali di sistema sono applicati sostanzialmente all'energia elettrica prelevata sul punto di connessione alla rete pubblica e non anche all'energia direttamente fornita dall'impianto di generazione facente parte del SEU: su questa energia, vi è un 'risparmio' sul pagamento di oneri stimato in circa 60 Euro/MWh”.
Tale assetto particolarmente vantaggioso, annuncia il sottosegretario, “è destinato probabilmente a cambiare. Infatti, le Linee guida comunitarie in materia di aiuti di Stato a favore dell’ambiente e dell’energia 2014-2020 e i relativi orientamenti applicativi della Commissione europea portano a concludere che, in via generale, gli oneri diversi da quelli destinati all’incentivazione delle fonti energetiche rinnovabili (dunque, ciò che è diverso dalla attuale componente A3, per la sola quota riferita al sostegno delle rinnovabili) debbano essere pagati interamente da tutti i consumatori. Sui soli oneri per l'incentivazione delle fonti rinnovabili sono possibili, secondo queste Linee guida, significative riduzioni, ma esclusivamente per le imprese dei settori manifatturieri ad elevata intensità elettrica ed esposte alla concorrenza internazionale”.
Questa regola generale, aggiunge Giacomelli, “trova applicazione dall'entrata in vigore delle richiamate Linee guida comunitarie, ovvero dal 1° luglio 2014; per il periodo fino al 2018, è previsto, in via transitoria, che le imprese che non ricadono nella categoria su citata e che hanno pagato e pagano in misura ridotta, possano continuare a godere del beneficio a patto di incrementare il contributo al finanziamento delle fonti rinnovabili per giungere, alla fine del 2018, al 20% di quanto pagato dall'analoga impresa che non ha benefici, fermo restando l'incremento al 100% a partire dal 2019”.
Pertanto, conclude il sottosegretario, “si ritiene che sarà effettivamente necessario modificare l’attuale legislazione nazionale per stabilire, con la gradualità consentita, anche per le attuali configurazioni previste dalla legge, un regime coerente con i nuovi indirizzi europei”.
DAL 2019 ADDIO ALLE AGEVOLAZIONI PER I SEU. Pare dunque che il ministero dello Sviluppo economico intenda ridurre in modo graduale gli incentivi Seu fino al 2018, per eliminarli in modo definitivo a decorrere dal 2019.
“Quella del Governo è una posizione sempre meno comprensibile alla luce della crescente competitività delle tecnologie verdi, come segnala del resto l’evoluzione del contesto internazionale”, commenta il Coordinamento Free. “Lo scorso anno, malgrado il crollo dei prezzi del petrolio, del gas e del carbone, gli investimenti globali nelle rinnovabili sono infatti ulteriormente aumentati, arrivando a 329 miliardi di dollari. Una tendenza che è destinata peraltro a continuare, considerati gli ambiziosi obiettivi indicati alla Conferenza sul Clima di Parigi”.
“E’ possibile – aggiunge l'Associazione - che proprio gli esiti della COP21 porteranno ad innalzare a marzo l’obiettivo europeo al 2030 per le rinnovabili, 27% dei consumi una percentuale che comporta che il 45-50% della domanda elettrica dell’Unione europea diventi ‘green’ fra 15 anni. L’Italia dovrà dunque riprendere la corsa delle rinnovabili, bloccata negli ultimi anni. Sul versante elettrico il maggiore contributo verrà dal fotovoltaico, che dovrà almeno triplicare l’attuale livello delle nuove installazioni di 300 MW/a, seguito poi dall’eolico”.
Il Coordinamento Free chiede pertanto che l’Italia “avvii una riflessione seria e di ampio respiro, partendo dalle indicazioni della Conferenza di Parigi, per definire una strategia climatica in grado di orientare le strategie energetiche, industriali, dei trasporti, dell’edilizia e dell’agricoltura del paese. Guardando al futuro e non al passato”.