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Sgarbi: “Un patto tra Stato e costruttori per recuperare gli edifici storici”

A Villa Varda di Brugnera si è svolto il terzo appuntamento del Ciclo del Bello, promosso da Ance Veneto Giovani per sostenere una nuova “cultura del costruire”

lunedì 29 maggio 2017 - Redazione Build News

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“Un patto tra Stato e costruttori per recuperare il patrimonio degli edifici storici”. La proposta l'ha lanciata Vittorio Sgarbi sul finire del dibattito pubblico organizzato venerdì scorso dai giovani costruttori di Ance Veneto a Villa Varda di Brugnera (Pordenone) per il terzo appuntamento del Ciclo del Bello. Il noto critico d’arte, davanti a una platea di 250 persone composta da imprenditori edili, progettisti ma anche tanta gente comune, era chiamato a dire la sua sul tema portante della conferenza: “il valore del bello e della qualità delle costruzioni”. Argomento al quale i giovani costruttori dell’Ance si mostrano molto sensibili da tempo. Come spiega Giovanni Prearo, presidente di Ance Veneto Giovani, “Il Ciclo del Bello, quattro conferenze organizzate in alcune delle più belle ville venete,  nasce proprio dalla volontà di diffondere una nuova cultura del costruire, più attenta alla qualità secondo il binomio classico di forma e sostanza: non c’è bellezza estetica che non sposi la qualità, l’etica e la cultura del lavoro”. “La speculazione prima e la crisi economica poi – gli fa eco Marco Bertuzzo, componenti del Gruppo Giovani imprenditori Ance Pordenone e Trieste – hanno calpestato in passato questi valori che noi, proprio perché rappresentiamo le nuove generazioni, intendiamo rifondare. Per fare questo occorre instaurare un rapporto virtuoso tra committente, progettista e costruttore e combattere le logiche di ribasso, sconto e minor prezzo possibile”. “Logiche – rilancia Giovanni Prearo – che spesso condizionano anche i cittadini comuni, che si trovano spesso nel ruolo di committenti”. 

I numeri del “brutto” da contrastare li snocciola Vittorio Sgarbi. “Più della metà del costruito in Italia – ricorda il critico d’arte – è stato realizzato dal 1959 in poi: in soli 60 anni abbiamo costruito più che nei precedenti 2700. La velocità e la sregolatezza sono nemiche della qualità. Se io potessi attribuirmi l’incarico di ministro del Patrimonio, autorizzerei una costruzione ex-novo soltanto dopo che l’ultimo edificio storico di pregio sia stato opportunamente restaurato. Quello che manca è appunto un accordo tra il pubblico e costruttori per un serio piano di recupero del costruito, già eccedente rispetto al reale fabbisogno”.

C’è chi, tra i relatori del Ciclo del Bello, la “bellezza” la inserirebbe in Costituzione. L’On. Serena Pellegrino, vice-presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, ha presentato tre anni fa un disegno di riforma costituzionale per inserire una breve ma significativa integrazione al primo articolo. “Trovare coperture finanziarie per iniziative a tutela della bellezza artistica, storico-architettonica e paesaggistica è sempre molto complicato. Un esplicito riferimento nella Costituzione, rafforzerebbe la bellezza anche come capitolo di spesa”. 

Giacomo di Thiene, architetto e presidente dell’ADSI Veneto, l’associazione delle dimore storiche italiane, denuncia l’assenza di una legge che favorisca il patrimonio storico privato. “Le dimore storiche non sono soltanto di che le possiede. Le facciate, i profili e l’armonia dei centri storici appartengono a tutti e hanno un’incidenza notevole sull’economia poiché possiedono un valore intrinseco sia materiale che immateriale. Oggi si continua a costruire non considerando il contesto nel quale l’opera si colloca. Non credo sia soltanto una questione legata alla crisi e ai criteri di economicità: serve una presa di coscienza di committenti e professionisti”.

Per i costruttori dell’Ance la bellezza non è soltanto quella esteriore e la si preserva anche con scelte oculate sulla qualità dei materiali e delle lavorazioni. “La bellezza – spiega Matteo Corazza, vice-presidente di Ance Veneto Giovani – rimane tale se non si è risparmiato sulle parti strutturali e sulle singole componenti e se gli spazi sono progettati con funzionalità e attenzione al comfort. Abbiamo assunto, non a caso, le ville venete come modello ideale: nate come luoghi di lavoro prima ancora che dimore di pregio”. 

Vittorio Sgarbi tocca un tema a lui caro, quello del restauro: “per preservare la bellezza dei luoghi, occorre rispettarne le tipicità storiche e architettoniche. La ricostruzione post-terremoto del Friuli è il giusto modello di conservazione del patrimonio storico: si è ricostruito sulla stessa superficie rispettando le forme e i materiali pre-esistenti. Altrove, da Gibellina a L’Aquila, il modello di new town è rimasto un’utopia che ha prodotto ben altri effetti”.

Al termine del terzo appuntamento del Ciclo del Bello, spazio anche a una piccola cerimonia simbolica in chiave letteraria: la consegna ai giovani costruttori di Ance Veneto di una copia miniata dell’Inferno della Divina Commedia di Dante da parte della Scuola Italiana Amanuensi “Scriptorium Foroiuliense” di San Daniele del Friuli e Ragogna. “Il bello – ha concluso Giovanni Prearo, presidente di Ance Veneto Giovani – è il frutto di ingegno e manodopera. Ci ispiriamo idealmente a questo manoscritto come simbolo delle opere costruttive che vogliamo realizzare”.

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