“Oltre al danno la beffa. Grazie all’incapacità amministrativa del governo regionale, le pochissime gare per opere pubbliche che si celebrano in Sicilia verranno aggiudicate ancora col sistema del massimo ribasso, a danno del completamento effettivo dell’opera e del rispetto della sicurezza e della retribuzione dei lavoratori”.
Così Mimmo Milazzo e Santino Barbera, segretari della Cisl Sicilia e della Filca regionale, commentano l'abrogazione tecnica della nuova riforma degli appalti varata a luglio scorso dall’Ars.
La legge regionale aveva come riferimento giuridico una norma che il governo nazionale avrebbe dovuto mantenere nel decreto 'Milleproroghe'. Ma l’esecutivo nazionale ha preferito mandare quella norma in soffitta col risultato di rendere nulla, per caduta, anche la legge regionale che a quella si collegava.
LEGGE REGIONALE N. 14/2015. La legge regionale in questione è la n.14/2015 la quale ha stabilito che fino al 31 dicembre 2015 - termine di cui all’articolo 253, comma 20 bis, del Codice Appalti - il comma 6 dell’articolo 19 della legge regionale n. 12/2011 è sostituito dal nuovo comma 6 e dai nuovi commi 6 bis, 6 ter e 6 quater.
Comma 6 bis. Per gli appalti di lavori, servizi o forniture che non abbiano carattere transfrontaliero, nel caso in cui il criterio di aggiudicazione sia quello del prezzo più basso, la stazione appaltante può prevedere nel bando che si applichi il criterio dell’esclusione automatica dalla gara delle offerte che presentano una percentuale di ribasso pari o superiore alla soglia di anomalia, individuata - al comma 6 bis - dalla media aritmetica dei ribassi percentuali di tutte le offerte ammesse, con esclusione del dieci per cento, arrotondato all’unità superiore, rispettivamente delle offerte di maggior ribasso e quelle di minor ribasso, incrementata o decrementata percentualmente di un valore pari alla prima cifra, dopo la virgola, della somma dei ribassi offerti dai concorrenti ammessi.
L’incremento o il decremento è stabilito in base alla prima cifra, dopo la virgola, della somma dei ribassi offerti dai concorrenti ammessi, rispettivamente se pari o dispari. Nel caso in cui il valore così determinato risulti inferiore all’offerta di minor ribasso ammessa, la gara è aggiudicata a quest’ultima. Per la determinazione della media, in caso di presentazione di offerte aventi identico ribasso, queste ultime sono computate una sola volta. La facoltà di esclusione automatica non è comunque esercitabile quando il numero delle offerte ammesse è inferiore a 10; in tal caso si applica l’articolo 86, comma 3, del decreto legislativo n. 163/2006.
Comma 6 ter. Il comma 6 ter stabilisce che le imprese che effettuano un ribasso superiore al 25 per cento producono, nell’offerta, le relative analisi giustificative che sono valutate dalla Commissione di gara nel caso risultino aggiudicatarie in sede di verifica di congruità dell’offerta.
Comma 6 quater. Infine, il comma 6 quater dispone che, con decreto dell’Assessore regionale per le infrastrutture e la mobilità, sono individuate le modalità di verifica per la congruità dell’offerta e le eventuali ulteriori disposizioni per la valutazione della corrispondenza fra le previsioni formulate in sede di verifica di congruità dell’offerta e l’esecuzione delle opere.
La legge regionale n. 14/2015 è stata impugnata nel settembre scorso dal Consiglio dei ministri davanti alla Corte costituzionale (LEGGI TUTTO).
RIFORMA APPALTI ABROGATA, I SINDACATI SICILIANI: “ORA IL RISCHIO INCOMPIUTE VOLA AL 90%”. Ora è arrivata l'abrogazione tecnica. “Sarebbe bastato – aggiungono Milazzo e Barbera – realizzare una riforma compiuta che finalmente voltasse pagina rispetto allo scandaloso sistema del massimo ribasso. Invece l’approssimazione del governo regionale ha prodotto il risultato di un balzo indietro piuttosto di uno in avanti. Tornare alla legge precedente si tradurrà nell’aggiudicazione di gare con ribassi in media del 37%. I rischi di questo meccanismo perverso saranno ancora una volta quelli della lievitazione delle incompiute, fino addirittura al 90%. Del mancato rispetto delle misure di sicurezza nei cantieri e della irregolarità contributiva per i lavoratori”.
Cisl e Filca chiedono che l’assessore regionale alle Infrastrutture, Giovanni Pistorio, convochi subito le parti sociali. “È grave – affermano Milazzo e Barbera – che a fronte di investimenti inesistenti da parte della Regione, di 100 mila disoccupati e di 13 mila imprese chiuse, il governo Crocetta continui a disinteressarsi del comparto delle costruzioni. Quest’atteggiamento di arrogante indifferenza non danneggia solo una categoria produttiva ma tutta l’economia regionale che nell’edilizia ha un settore trainante”.