Dapprima l’aumento del prezzo del gas naturale iniziato nell’estate dello scorso anno, poi la guerra in Europa con l’invasione russa dell’Ucraina. Si è così tornati a parlare di sicurezza energetica, dal momento che l’Italia importa il 73% delle materie prime energetiche. E quanto il tema sia particolarmente attenzionato anche a livello europeo lo si evince dall’accordo Ue che obbliga gli Stati membri a riempire gli stoccaggi sotterranei di gas naturale: almeno all’80% della loro capacità prima dell’inverno 2022/2023 e al 90% prima dei periodi invernali successivi.
Quali sono le opzioni di sviluppo di breve e lungo periodo per la sicurezza energetica nazionale e quale ruolo può giocare il gas naturale tra emergenza e transizione. Questi temi sono stati al centro del brief degli analisti (IN ALLEGATO) di CDP (Cassa Depositi e Presiti) dal titolo "Sicurezza energetica: quali prospettive oltre l’emergenza?".
L’Italia, principalmente a causa della scarsa dotazione di risorse naturali, è tra i Paesi europei energeticamente più dipendenti dall’estero: quasi tre quarti delle materie prime arrivano infatti da Paesi terzi (73% a fronte di una media Ue del 57%). L’approvvigionamento italiano, inoltre, presenta una forte concentrazione in un numero limitato di Paesi caratterizzati da elevati profili di rischio geopolitico.
E ora, preso atto che l’Italia, più di altri Paesi europei, ha intrapreso un percorso di riduzione della dipendenza dall’estero, nel documento gli analisti esaminano la situazione e provano a individuare le eventuali alternative percorribili per sostituire le importazioni di gas dalla Russia.
Riconoscono che nel corso degli anni la dipendenza italiana è però diminuita gradualmente per effetto dei progressi in materia di efficienza energetica e fonti rinnovabili. Tuttavia, la nostra economia è ancora molto dipendente dal gas russo.
Nell’analisi CDP ci sono diverse vie percorribili per ridurre questa dipendenza:
- pieno sfruttamento della capacità di stoccaggio nel brevissimo periodo;
- potenziamento della capacità di trasporto del gasdotto Trans Adriatic Pipeline (TAP) e incremento dell’effettivo utilizzo dei metanodotti provenienti dal Nord Africa;
- nuovi impianti per il gas naturale liquefatto per consentire una rimodulazione delle importazioni nel breve-medio periodo. A queste opzioni si aggiunge la necessità di accelerare la transizione verso un sistema più efficiente e meno dipendente dai combustibili fossili, puntando sulle energie rinnovabili.
In un orizzonte di lungo periodo, gli attuali equilibri energetici e geopolitici potrebbero cambiare e alcuni Paesi potrebbero passare da importatori netti di energia a esportatori. Grazie al posizionamento strategico e alla valorizzazione di reti e porti l’Italia potrebbe candidarsi a diventare un hub di accesso al gas naturale e, in futuro, anche dell’idrogeno, facendo da ponte tra le due sponde del Mediterraneo e riacquisendo quella centralità che il posizionamento geografico e storico le hanno sempre assegnato.
di Franco Metta
IN ALLEGATO: Cassa Depositi e Prestiti, Brief Sicurezza energetica