Il 15 maggio ricorre il decennale dell’entrata in vigore del Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro (D.Lgs.81/2008). Molte cose sono cambiate negli ultimi dieci anni e l’Italia è oggi tra le nazioni in possesso di una legislazione completa e moderna in tema di prevenzione degli infortuni. Ma c’è ancora molto da fare, soprattutto per migliorare la sensibilità e consapevolezza nei confronti delle criticità legate alla sicurezza sul lavoro.
Quello dell’edilizia è senza dubbio, infatti, uno dei settori in cui la varietà dei rischi presenti è tra le più ampie. Per questo motivo ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) e CNI (Consiglio Nazionale Ingegneri), forti del protocollo d’intesa che li vede collaborare attivamente su questi problemi ormai dall’inizio del 2017, stanno lavorando a un approccio alla sicurezza il più innovativo e efficace possibile, basato sulla corretta gestione del “rischio residuo”, ossia il margine di rischio esistente dopo la messa in campo di tutte le misure e le modalità organizzative mirate a contrastare il pericolo di infortuni. Un approccio, questo, che si avvicina a un concetto già ampiamente acquisito in altri Paesi in particolare quelli anglosassoni.
Un concetto, peraltro, già utilizzato nel settore antincendio grazie all’entrata in vigore e alla crescente utilizzazione del nuovo “Codice di Prevenzione Incendi” che proprio su questo approccio ha basato la sua impostazione.
Sono questi alcuni dei temi principali che saranno affrontati nel convegno “Il rischio zero esiste?”, occasione per un ampio confronto tra imprenditori del settore, professionisti, istituzioni, che si terrà il 15 maggio presso la sede ANCE di Roma (via Guattani 16).