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Sismabonus: cosa ne pensano gli ingegneri professionisti

Secondo una ricerca del Centro Studi CNI, effettuata su un campione di 4mila ingegneri, solo poco più di un terzo degli intervistati ha dichiarato di avere una conoscenza abbastanza approfondita di tale strumento

giovedì 4 gennaio 2018 - Redazione Build News

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La Legge di Stabilità 2017, al fine di incentivare la messa in sicurezza degli edifici contro il rischio sismico, ha istituito lo strumento del Sisma Bonus, ovvero una detrazione fiscale finalizzata ad incentivare le spese per interventi strutturali specifici. In particolare, lo sgravio fiscale riguarda interventi certificati di miglioramento e adeguamento sismico degli immobili. Possono usufruire delle detrazioni le abitazioni (prima e seconda casa), gli immobili ad uso commerciale ed attività produttive e le parti comuni dei condomini. Nella detrazione rientrano gli immobili situati nelle zone sismiche 1, 2 e 3: in sostanza la maggior parte del territorio italiano. Per le spese sostenute dal 1º gennaio 2017 al 31 dicembre 2021 per interventi di prevenzione antisismica, spetta una detrazione del 50%. In altri casi aumenta fino all’80%.

Il Sisma Bonus – afferma Armando Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri – è molto importante per almeno tre motivi. Intanto la portata strategica dello strumento. Per la prima volta si è giunti ad un intervento agevolativo finalizzato a promuovere una maggiore cultura della sicurezza e della prevenzione dal rischio ed uno strumento operativo che agisce in via preventiva, piuttosto che dopo il verificarsi di un sisma distruttivo.

Un secondo aspetto importante concerne il potenziale raggio di intervento di tale misura. Il sisma bonus può agevolare interventi di miglioramento della sicurezza degli edifici su quasi tutto il territorio nazionale, agendo su tre delle quattro aree di classificazione sismica. Infine, è importante la modalità attraverso cui viene attivata l’intera procedura per l’ottenimento delle agevolazioni che passa per una certificazione di esclusiva competenza di personale tecnico competente sulla materia.

Tuttavia, sono ancora rilevabili già oggi alcune criticità che possono depotenziare l’efficacia di tale misura e che sono emerse da una rilevazione effettuata dal nostro Centro Studi.

La ricerca del Centro Studi CNI, effettuata su un campione di 4mila ingegneri, ha fatto emergere in primo luogo il fatto che solo poco più di un terzo degli intervistati ha dichiarato di avere una conoscenza abbastanza approfondita di tale strumento. Il resto del campione rivela competenze basse o nulle sulla materia, tali da non fare di questi professionisti, per il momento, un adeguato strumento di diffusione del sisma bonus. Nello specifico, il 54,2% degli ingegneri professionisti intervistati ha indicato di aver sentito parlare del sisma bonus, ma di non conoscerlo nel dettaglio, mentre quasi il 12% del campione ha ammesso di non sapere di cosa si tratti. Il dato sul livello di conoscenza della misura risente, tuttavia, di una sensibile variabilità a livello regionale, elemento che ha una certa importanza. Nelle aree già colpite da eventi sismici, la percentuale di ingegneri che conosce il sisma bonus aumenta rispetto alla media generale e si attesta o supera il 40%.

D’altra parte, la sensibilità del Paese, ovvero dei proprietari di immobili, nei confronti dei temi della mitigazione del rischio è attualmente piuttosto bassa. Vi è per questo la necessità di attori competenti ed informati, che possano operare in una logica di promozione efficace di alcune iniziative. Il ruolo degli ingegneri, in quanto parte del processo, diventa, pertanto, determinante ed è evidente la necessità di un’opera di informazione e formazione della categoria sul sisma bonus.

Se si scende ad un ulteriore livello di dettaglio questo aspetto di debolezza del quadro iniziale viene confermato. Solo il 6,1% degli ingegneri intervistati ha dichiarato di essere già stato coinvolto in pratiche connesse al sisma bonus. A questi si aggiunge una quota del 12,6% di coloro che ritengono che a breve lo utilizzeranno. La quota di utilizzatori effettivi e potenziali non sembra eccessivamente contenuta, da un punto di vista relativo, tenendo conto che la misura agevolativa è entrata in vigore da poco tempo, ovvero a marzo 2017. Potrebbe essere preoccupante, però, il fatto che appena il 12,6% degli intervistati pensa di attivarsi, nell’immediato, per gestire pratiche connesse al sisma bonus. Le regioni dove si registra una più elevata percentuale di professionisti che ha già fatto uso del sisma bonus sono, ancora una volta, quelle a maggiore rischio sismico o che comunque sono state coinvolte in eventi gravi (Umbria, Molise, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Marche, Abruzzo e Veneto).

Nonostante i limiti a cui si è fatto riferimento, gran parte del campione è riuscito a focalizzare con esattezza ulteriori elementi ostativi ad una più rapida diffusione di tale strumento agevolato. Le principali criticità individuate nell’indagine sono almeno quattro: la scarsa consapevolezza dei proprietari di immobili della necessità di interventi di mitigazione del rischio (37,8% degli intervistati); i lavori per la mitigazione del rischio percepiti come eccessivamente invasivi (28,3%); l’impossibilità, per gli incapienti, di ricorrere al sisma bonus (26,9%); la scarsa conoscenza della misura da parte dei proprietari di immobili (26,7%).

Tutto lascia pensare che il tema del sisma bonus sia ancora largamente aperto e che alcuni provvedimenti migliorativi vadano adottati. Trattandosi di uno strumento di valore strategico, forse ancora poco compreso nella sua portata, è evidente che diversi attori sono chiamati ad intervenire rapidamente. Certamente un ruolo rilevante può e deve essere svolto dai Consigli e Collegi nazionali delle professioni tecniche e dalla vasta rete degli ordini provinciali, per essere i primi portatori e divulgatori di una cultura della mitigazione e della prevenzione del rischio tra gli iscritti ai diversi Albi professionali.

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