“Anziché spendere tre miliardi e mezzo di euro all’anno in danni causati dal terremoto, lo Stato potrebbe investire solo mezzo miliardo e continuare a sostenere il sismabonus per agevolare la messa in sicurezza del patrimonio edilizio nazionale”. Sono parole dell’ing. Angelo Marinelli, amministratore unico di CAM SpA, che, in relazione allo stop dello sconto in fattura e della cessione del credito per il sismabonus, evidenzia una verità che, numeri alla mano, sottolinea quanto ormai da anni dicono esperti e addetti ai lavori: demolire e ricostruire utilizzando criteri antisismici costa meno che riedificare dopo un sisma.
I numeri dei terremoti in Italia
La conferma arriva dai numeri dei danni da terremoto - 191 miliardi in Italia dal terremoto del Belice al 2022 secondo l’ex commissario di governo per la ricostruzione post sisma 2016 in Italia Centrale, Giovanni Legnini - che inciderebbero, negli ultimi 54 anni, per circa 3,5 miliardi di euro all’anno, a fronte di un impatto del sismabonus che, secondo dati dell’Agenzia delle Entrate elaborati dall’ufficio studi della Cgia, sarebbe costato, come oneri allo Stato, meno di mezzo miliardo all’anno nel biennio 2020-2021.
L’importanza della misura, evidenziando il rapporto tra costi e benefici per lo Stato, è legata proprio alla possibilità di rendere finalmente sicuro il patrimonio edilizio nazionale dal momento che il sismabonus acquisti è una detrazione fiscale riconosciuta, nelle zone a rischio sismico 1, 2 e 3, agli acquirenti di immobili situati in edifici demoliti e ricostruiti, secondo standard antisismici, da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare. “L'acquisto di case antisismiche tramite il sismabonus acquisti - sottolinea l’ing. Marinelli - stimola allo stesso tempo la rigenerazione urbana, l'efficientamento energetico e quello sismico”.
Le abitazioni a rischio sismico
In Italia ci sono ancora 12 milioni di abitazioni a rischio sismico e permane una sensibilità assai ridotta tra le istituzioni e i cittadini sul tema della messa in sicurezza. È sufficiente considerare che, secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, i bonus sismici, nella loro totalità, hanno fatto registrare importi pari ad appena un decimo rispetto a quelli del Superbonus 110%, evidenziando una palese necessità di azione.
“Ci auguriamo - conclude l’ing.
Marinelli - che ci siano i margini per trovare delle soluzioni che non solo
consentano di ripristinare lo sconto in fattura e la cessione del credito ma
che rendano misure come il sismabonus acquisti strutturali perché sono da
considerarsi indispensabili per il futuro stesso del nostro Paese”.
Da questo punto di vista anche la città di Roma, dove CAM, grazie alla combinazione di superbonus e sismabonus, ha effettuato numerosi interventi di rigenerazione urbana, riqualificazione energetica e messa in sicurezza, non può certo dirsi esente dal rischio: su circa 400mila edifici residenziali ce ne sono circa 170mila costruiti prima degli anni Settanta, quindi in un’epoca ancora senza legislazione antisismica dal momento che la prima normativa che prevede il quadro di riferimento per le modalità di classificazione sismica del territorio nazionale, oltre che di redazione delle norme tecniche, risale al 1974, circa sei anni dopo il terribile terremoto del Belice.