Il Sistema a Cappotto è tecnicamente la migliore soluzione per l’isolamento dell’involucro in edilizia. Ing. Tedeschi, può illustrarci quali sono gli errori più comuni in fase di progettazione e posa che ne inficiano i risultati?
Il Sistema di Isolamento Termico a Cappotto fornito in kit certificato dalle aziende produttrici, opportunamente progettato e posato a regola d’arte è il sistema di isolamento più efficace.
Gli studi, dopo decenni di monitoraggi, dell’autorevole ente di ricerca tedesco Fraunhofer Institut für Bauphysik hanno dimostrato come la sua durabilità oltrepassi i 60 anni, ben oltre la durata dei normali rivestimenti ad intonaco.
In Italia, dove la cultura costruttiva deve imparare ancora moltissimo dalle buone pratiche che sono ormai radicate nella prassi edile di molti altri Paesi europei, ci troviamo sovente di fronte a mancanze sia sul fronte progettuale, che su quello esecutivo e di scarsa consapevolezza nella scelta dei prodotti: il tutto porta spesso a scarsa qualità e danni molto seri.
Sul fronte della progettazione è di fondamentale importanza curare la definizione esecutiva del Sistema, ovvero porre attenzione ai dettagli realizzativi, curando i collegamenti e i raccordi del Sistema di Isolamento con i serramenti, con l’isolamento della copertura e con l’isolamento controterra.
Inoltre è fondamentale conoscere le specifiche e le peculiarità di ciascuna tipologia di pannello isolante per scegliere il più idoneo al contesto costruttivo e ai risultati attesi. Fondamentale e imprescindibile è la scelta di avvalersi di Sistemi certificati forniti in kit, i cui componenti sono stati progettati, testati e certificati per lavorare insieme.
L’adozione e il conseguente impiego di sistemi non certificati, o ancora peggio, formati da materiali assemblati in cantiere, spesso non compatibili fra loro o non idonei a questa applicazione, sono fra le principali e più frequenti cause di mancata durabilità e necessità di porre rimedi dopo pochi anni di esercizio.
Sull’aspetto della posa grava in modo importante la mancanza di un percorso di qualificazione obbligatoria per gli operatori dell’edilizia, in grado di attestare la preparazione e la competenza applicativa per la posa di un Sistema tecnologicamente articolato ed evoluto come è il Sistema a Cappotto. Le aziende aderenti al Consorzio mettono a disposizione il proprio know-how formando presso le proprie sedi ogni anno centinaia di applicatori e imprese, ma il tutto si fonda su un processo di carattere esclusivamente volontario.
Spesso invece sui cantieri si verificano gravi errori di esecuzione che minano alla base l’efficacia e la qualità dell’intervento, rendendo il sistema poco durevole o completamente inadeguato: errori tipici, come ad esempio la mancanza di un’adeguata preparazione del supporto, errori in fase di incollaggio, ad esempio applicando solo dei plot di colla, mancato utilizzo di tasselli o utilizzo di tasselli non adeguati, errata rasatura con la rete di armatura incollata in aderenza al pannello invece che allettata nella malta, mancanza della cura del dettaglio delle scossaline, utilizzo di una pittura e non di un rivestimento a spessore.
Il Sistema a Cappotto: un libro aperto. Cosa si intende?
Diciamo sempre che il Sistema a Cappotto è un libro aperto, poiché quando viene meno uno dei tre parametri fondamentali appena dichiarati – qualità della progettazione, qualità e certificazione dei materiali come sistema e qualità dell’esecuzione - tutti i difetti che immediatamente o con il tempo si ravvisano su un intervento sono diagnosticabili e le responsabilità perfettamente imputabili alle differenti cause che li hanno provocati.
In questo senso, per agevolare tutti gli operatori della filiera nello svolgimento delle proprie professionalità, il Consorzio Cortexa ha pubblicato, grazie ad un lavoro di ricerca e approfondimento che affonda le proprie radici nelle buone pratiche e nei riferimenti normativi europei, il Manuale per l’Applicazione del Sistema a Cappotto, dove progettisti e imprese possono trovare le linee guida di riferimento per la realizzazione di un Sistema ETICS a regola d’arte. Il Manuale Cortexa è uno strumento condiviso e unico nel suo genere, al cui interno è possibile trovare una specifica sezione dedicata ai controlli da eseguire in cantiere: sono stati qui individuati, elencati e razionalizzati i requisiti minimi di qualità da verificare, costituendo un vademecum pratico estremamente utile in assenza di disposizioni normative italiane specifiche di riferimento, ad uso degli addetti ai lavori.
Il Manuale costituisce la base di partenza sulla quale si fonderà la prossima norma UNI sui sistemi ETICS, alla quale stiamo collaborando direttamente, ma già ora costituisce il riferimento italiano della buona pratica.
Ing. Tedeschi, dal momento che esistono delle chiare linee guida di progettazione e di posa dei Sistemi a Cappotto, perché oggi assistiamo ancora, per esempio, ad episodi di Cappotti che cadono? Come possiamo tutelarci per avere la garanzia di un risultato efficace e durevole nel tempo?
Episodi di distacco di interi Sistemi di Isolamento a Cappotto o parti di esso, ma anche episodi di degrado “minori” come infiltrazioni d’acqua, sono all’ordine del giorno quando le logiche del prezzo e la mancanza di adeguata preparazione dei professionisti hanno il sopravvento sulla ricerca e la verifica della qualità a tutti i livelli prima citati.
Purtroppo in Italia, accanto ad eccellenze che fanno il vanto della nostra architettura, si continua a costruire senza verificare la qualità degli interventi di isolamento e dei materiali, né in fase di progettazione, né in fase esecutiva, né in fase di direzione dei lavori. Diventa fondamentale sviluppare sempre di più anche nei committenti la coscienza dell’importanza di affidarsi a progettisti con una specifica preparazione nel settore dell’isolamento, a imprese in grado di dimostrare una oggettiva competenza applicativa e di impiegare Sistemi di qualità, certificati e testati nel loro insieme.
Ing. Tedeschi, è possibile prolungare la vita di un Sistema a Cappotto? Come?
Certamente. Per garantire la funzionalità nel tempo di un Sistema di Isolamento a Cappotto è necessario prevedere una manutenzione programmata con cadenze periodiche, come siamo abituati a fare per altre tecnologie utilizzate nelle nostre abitazioni.
In particolare è importante far controllare nel tempo lo stato del manufatto da ditte specializzate, o ancora meglio prevedere che il controllo venga effettuato dalla stessa ditta installatrice. In questo caso, suggerirei di affiancare all’appalto dell’opera un contratto di controllo e manutenzione: in questo modo si responsabilizza chi installa il Cappotto, e magari si fa un po’ di selezione escludendo le ditte “improvvisate”.
Cosa si deve controllare durante i sopralluoghi? Lo stato delle superfici (che non siano affette da infestazioni di alghe e/o microorganismi), lo stato dei collegamenti, per verificare l’assenza di infiltrazioni d’acqua, eventuali criticità dove siano già emersi problemi (come la presenza di crepe, fessurazioni, macchie, ecc.).
A seguito del controllo e delle analisi effettuate, gli interventi di manutenzione prevederanno da semplici operazioni di pulizia e applicazione di specifiche pitture protettive, all’esecuzione di piccole riparazioni o, in casi più complessi, all’esecuzione di un nuovo strato di finitura armata.
Qualora si riveli necessario un restauro di entità più grande, occorre preliminarmente verificare che ci siano i presupposti di stabilità del sistema, corretta progettazione e corretto impiego di prodotti di qualità, altrimenti qualsiasi intervento successivo risulterebbe vano.
Per finire, come ci si comporta di fronte alla necessità di interventi di restauro o recupero di cappotti molto ammalorati?
Occorre ribadire che il Sistema a Cappotto è basato su principi di funzionamento (distribuzione delle tensioni termiche, idrorepellenza, tenuta dei giunti, ….) che ne garantiscono la durata senza difetti per molti decenni.
Se vengono a mancare i requisiti (per esempio se il Cappotto è incollato in modo scorretto, errore padre di tutti gli errori che si possono fare in un Cappotto ….), la durabilità ne viene drasticamente influenzata, venendo a mancare i suoi presupposti fondamentali.
In questi casi non si possono eseguire interventi di recupero duraturi.
Se i requisiti ci sono tutti, e dunque c’è la qualità, il Cappotto richiede una manutenzione minima, molto inferiore ai “tradizionali” sistemi di facciata, al limite una ripitturazione protettiva con cadenza variabile da 10 a 20 anni (dipende dall’aggressività dell’ambiente di esercizio).
Se c’è la qualità, un Cappotto si può addirittura raddoppiare, cioè in fase di manutenzione è possibile addirittura applicare un altro strato isolante su quello esistente, con evidenti vantaggi tecnici (maggiori prestazioni termiche) ed economici (riduzione dei tempi di ritorno dell’intervento).