Su un valore complessivo di 8 miliardi di euro di investimenti in Smart Building nel 2019, solo il 25% degli interventi effettuati, ovvero circa 2 miliardi, hanno riguardato soluzioni smart, garantendo agli utilizzatori più comfort abitativo, risparmio energetico, sicurezza e benessere. È questo il dato più rilevante che emerge dallo Smart Building Report 2020 redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, presentato nella mattinata di oggi in videoconferenza. L’analisi, condotta grazie al supporto di numerose aziende partner, illustra lo stato dell’arte relativamente agli edifici “intelligenti” in italia, soffermandosi in particolar modo sui servizi integrati e interattivi per gli utilizzatori.
Andando nel dettaglio dei 2 miliardi, il 75% interessa le tecnologie di generazione di energia, di efficienza energetica e che garantiscono il comfort, la sicurezza e la salute degli occupanti (Building devices & solution); mentre il restante 25% è suddiviso in Automation technologies (13%) e Piattaforme di gestione e controllo (12%).
Analizzando ancora di più il settore del Building devices & solutions (pari al 69% degli investimenti totali nel 2019, per un valore di 5.5 miliardi di euro), l’aspetto energetico continua a primeggiare con un investimento di 3 miliardi (55%). Seguono poi il comfort (25%, 1.3 miliardi) e sicurezza (20%, 1.1 miliardi). Resta marginale invece il ruolo delle tecnologie legate alla salute (0,3%).
Diversi i temi analizzati nel report, a partire dallo sviluppo dello Smart Readiness Indicator (SRI) per misurare il grado di intelligenza di un edificio, considerato dai 60 player intervistati uno strumento molto utilie per classificare e comparare gli edifici. Addirittura il 60% degli stessi concorda nel “considerare possibile l’applicazione dello SRI in tutte le fasi di vita del building, dalla progettazione all’utilizzo, poiché permette di scegliere consapevolmente e garantire il livello tecnologico e di intelligenza adeguato all’uso che si intende farne”. Ma non solo, grande interesse anche per il Superbonus 110% ed Ecobonus, operazioni che spingono verso una riqualificazione del parco immobiliare italiano, nonostante permangano le inertezze sulle tempistiche di prolungamento della normativa.
Le aspettative per i prossimi cinque anni
Cosa aspettarsi dal prossimo quinquennio? Sicuramente, molto dipenderà da una serie di variabili imprescindibili, tra cui l’impatto che la pandemia da Covid-19 ha avuto nel mercato, nonché gli sviluppi normativi legati agli incentivi fiscali prima citati. Per Federico Frattini, Vicedirettore dell’E&S Group, “molto dipenderà dall’andamento del mercato immobiliare: il rinnovamento del parco tecnologico e la penetrazione di tecnologie smart, oggi non ancora sufficientemente diffuse, sono strettamente correlati allo sviluppo del comparto edilizio, che in Italia è molto più vecchio rispetto alla media europea. La realizzazione di nuovi edifici e la ristrutturazione di quelli esistenti, comprese le riqualificazioni di alcune aree dismesse, sono infatti al centro delle principali modifiche urbanistiche che molte città italiane vareranno nel prossimo decennio, interventi che fungeranno da traino al mercato degli Smart building”.
Per questo l’E&S Group ha costruito da qui al 2025 tre differenti scenari che coinvolgono in maniera diversa ciascuna tecnologia:
– Energy: il mercato risentirà negativamente degli effetti della pandemia, ma le pompe di calore al contrario potrebbero avere un incremento dei volumi del 74% nello scenario moderato e arrivare fino a 3.3 miliardi di investimento in più in quello accelerato, grazie agli obiettivi vincolanti del PNIEC e alla maggiore penetrazione nei settori residenziale e terziario;
– Automation technologies, piattaforme di controllo e di gestione: il volume di investimenti nello scenario moderato registrerà una crescita media del 16% annuo, poiché il settore ha risentito meno della crisi pandemica;
– Sensoristica: in questo mercato gli investimenti si attesteranno e degli attuatori intorno a 2.7 miliardi di euro nel 2025; di rimando, invece, le piattaforme di raccolta, elaborazione e analisi dei dati acquisiti raggiungeranno i 2.5 miliardi.