Venerdì pomeriggio a Roma, presso il Centro Studi Americani, si è svolta la conferenza internazionale ‘Smart Cities for a Better Europe’, promossa dall’European Network of American Alumni Associations (ENAM), in collaborazione con l’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia e l’associazione Amerigo.
È stato un momento di confronto sul tema delle Smart cities, partendo dalle proposte e dalle idee avanzate dai delegati dei 25 Paesi europei presenti.
LA RICETTA DELL’OSSERVATORIO SMART CITY DELL’ANCI. Alla conferenza è intervenuto il presidente dell’Osservatorio Smart City dell’Anci, Francesco Profumo, che ha proposto come ricetta quella di “puntare sul riuso dei progetti già realizzati in tema di nuove tecnologie, e dedicare una parte delle risorse disponibili per realizzare nuove iniziative, dando una scossa alla ripresa del paese”.
Profumo ha sottolineato l’esperienza positiva portata avanti in questi anni dall’Osservatorio Anci per promuovere le nuove tecnologie. “Negli ultimi cinque anni sono stati investiti complessivamente 5 miliardi di euro, mentre i progetti avviati sono stati quasi duemila”, ha ricordato l’esponente Anci auspicando la diffusione massiccia della piattaforma presso tutte le amministrazioni locali.
POSITIVO IL PIANO JUNCKER. Da Profumo è arrivata anche una valutazione positiva del piano di Juncker sul fronte delle smart cities. Facendo tesoro delle precedenti esperienze di programmazione, il nuovo piano Ue “si presenta come una interessante operazione di ingegneria finanziaria, con un forte input finanziario pubblico, un motore costituito dal partenariato pubblico-privato ed un moltiplicatore di sviluppo che consentirà di acquisire nuove risorse dai privati”.
Profumo ha ricordato come “nel 2008 uno studio voluto dal Presidente della Commissione Ue Barroso avesse evidenziato la carenza dei progetti sulle nuove tecnologie nella loro incapacità di generare una ricaduta duratura per lo sviluppo, pur essendo perfettamente riusciti sul piano teorico”. A questo indubbio handicap l’Unione europea ha ovviato impostando una programmazione diversa per il settennato 2014-2020. “Nell’ottavo programma quadro si parla di mille miliardi di euro che derivano dai contributi dei singoli paesi, cui l’Italia partecipa con il 14 per cento”, ha rilevato il presidente dell’Osservatorio Anci.
IL PROBLEMA NON SONO LE RISORSE MA I PROGETTI. Secondo Profumo, però, il problema non è tanto quello delle risorse, che peraltro ci sono, quanto quello di una progettualità diversa da mettere in campo. “Nel precedente ciclo comunitario, i progetti di Smart Cities in Italia avevano una distribuzione non omogenea, a macchia di leopardo”, mentre adesso questo rischio potrà essere scongiurato. “E’ importante che le risorse stanziate non sono più a fondo perduto, consentendo di mettere in campo una idea di finanza diversa, che mira allo sviluppo del territorio. Una sfida per la quale gioca un ruolo decisivo la partnership pubblico-privato che – ha concluso Profumo – è il vero motore dell’intera operazione”.