Smart City

Smart city, modelli amministrativi a confronto

Nell’“organizzazione diffusa” l’amministrazione locale ha un ruolo attivo mentre nel “mercato piattaforma” è solo un facilitatore del mercato di servizi. Uno studio analizza Londra, Vienna e Chicago

giovedì 10 settembre 2015 - Erika Seghetti

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Uno dei nodi fondamentali del concetto di smart city è quello della digitalizzazione. Non basta, però, offrire ai cittadini l’accesso a servizi in chiave digitale per trasformare un aggregato urbano in una comunità intelligente. L’evoluzione è molto più complessa e passa attraverso la riorganizzazione di un sistema governativo ed amministrativo in un’ottica decentrata e basata sulla partecipazione attiva della cittadinanza e sulla condivisione di strumenti e processi. Un passaggio percorribile soltanto attraverso l’attuazione di nuovi modelli gestionali, a partire dai quali l’amministrazione locale è chiamata a riorganizzare le modalità con cui servizi, pratiche e attività economiche vengono erogati e coordinati.

Facile a dirsi difficile a farsi verrebbe da dire. Soprattutto perché viene da domandarsi quali siano i modelli implementabili e quali quelli più performanti per una specifica realtà locale. Cerca di rispondere a queste domande un recente studio condotto da Carlo Cennamo (Università Bocconi di Milano), Ivanka Visnjic (Esade Business School), e Andy Neely (Cambridge University) incentrato sull’analisi, da un punto di vista organizzativo,  di diverse città europee ed americane, con l’obiettivo di verificare l’esistenza o meno di un modello più efficiente degli altri. Lo studio si è concentrato, in una seconda fase, sulla comparazione di tre città ( Vienna, Chicago e Londra), scelte perché ai vertici della maggior parte delle indagini statistiche sulla  qualità di vita e/o ambiente economico.

Due modelli a confronto

Lo studio rivela due fondamentali modelli di governo della smart city, diversi soprattutto da un punto di vista del ruolo assunto dall’amministrazione locale nella gestione dell’organizzazione locale.

'Organizzazione diffusa'

“Da una parte- spiega Carlo Cennamo in un intervento pubblicato nel portale dell’Agenda Digitale italiana- abbiamo il modello extended enterprise, o “organizzazione diffusa”, dove diversi attori (organizzazioni pubbliche e private) contribuiscono beni e servizi complementari che vengono poi integrati in un unico, complessivo servizio finale. Nel modello ad organizzazione diffusa, la “regia di coordinamento” da parte dell’amministrazione locale è diretta e più visibile, ancorché non del tutto accentrata. Il modello è pur sempre collaborativo e partecipativo, ma l’amministrazione si fa promotore, coordinatore e garante ultimo delle varie attività volte a soddisfare il dato servizio. Le varie fasi (selezione dei fornitori, integrazione dei vari beni e servizi, erogazione del servizio), d’altro canto, sono in capo a diverse organizzazioni (pubbliche e/o private), ciascuna specializzata per la propria parte del servizio collettivo.”
Questo modello è rintracciabile a Londra, implementato dalla London & Partners, l’agenzia ufficiale di promozione della città di Londra. L’attività dell’agenzia viene svolta attraverso una serie di interconnessioni, verticali e laterali, con i vari enti responsabili dei settori di interesse (turismo, business convention, investimenti ecc) e con altre agenzie nazionali.

'Mercato piattaforma'

“Dall’altra parte- continua Cennamo- abbiamo il modello platform market, o “mercato piattaforma”, dove infrastrutture ad hoc, fisiche e/o regolamentari, fungono da hub di interscambio che facilitano l’interazione tra vari fornitori di servizi e consumatori. La Città quindi, come organizzatore dell’ecosistema, svolge il ruolo di match-maker tra i bisogni dei cittadini e i fornitori di servizi volti a soddisfare tali bisogni, e coordinatore delle transazioni economiche. Nel modello a mercato piattaforma, il ruolo dell’amministrazione è prettamente quello di coordinatore, in particolare, facilitatore del mercato dei servizi. In questo senso, la “regia” è più indiretta e invisibile, pur rimanendo pietra miliare dell’ecosistema, fondamentale affinché i vari gruppi d’interessi (pubblici e privati) convergano.”
Approccio, questo, adottato ancora sempre dalla città di Londra, con il progetto di digitalizzazione Digital Projects (Agenzia Digitale). L’agenzia ha creato London DataStore, un sito ufficiale che offre libero accesso a diverse base-dati dei vari enti e organizzazioni alle imprese interessate a sviluppare applicazioni ed altri servizi che fanno uso di tali dati.

Sfruttare le possibilità offerte dalla digitalizzazione

Mentre Vienna adotta per la maggior parte un modello a organizzazione diffusa, Chicago per la maggiore un modello a mercato piattaforma, tutte e tre le città mostrano esempi di entrambi i modelli.
I modi per riorganizzare una città in chiave smart sono molteplici e Cennamo stesso ribadisce il fatto che non esista un modello migliore di un altro. L’evidenza che emerge dallo studio è che le città dovrebbero cogliere tutte le possibilità offerte dalla digitalizzazione per evolversi e per offrire ai cittadini un ambiente in grado di saper rispondere al meglio alle loro esigenze.
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