La ricerca nel campo delle smart window è inarrestabile. Per ottenere delle finestre 3.0 in grado di migliorare le prestazioni energetiche dell’edificio grazie alla capacità di cambiare colore e grado di trasparenza si punta su materiali innovativi, nanostrutture, processi biomimetici e molto altro ancora.
La maggiorparte dei progetti ad ogni modo utilizza processi elettrochimici per giocare sull’opalescenza del vetro. Le conseguenze sono però costi produttivi piuttosto elevati e impiego di elementi chimici che possono rilasciare sostanze dannose. Per risolvere queste problematiche e dare una svolta al settore è intervenuto un team di ricercatori della School of Engineering and Applied Sciences dell’Università di Harvard, che ha trovato a quanto pare un’alternativa tecnologica.
''Si tratta di una tecnologia più semplice e meno costosa rispetto a quella delle finestre intelligenti attualmente in commercio- spiega David Clarke, al capo del progetto- perché si basa su un fenomeno fisico e non su reazioni chimiche''
Elastomeri e nanofili d'argento
La nuova Smart Window si compone di un sottile strato in vetro (o plastica) stretto tra due “sfoglie” di un materiale polimerico trasparente (l’elastomero), innervate di nanofili d’argento, che sono collegate ad un interruttore. Questi nanofili sono così piccoli e stretti da impedire il passaggio della luce solare. In condizione ‘normale’ la vetrata è perfettamente trasparente. Per oscurarla basta girare l’interruttore e ‘dare corrente’ alla finestra. In questo caso viene applicato un voltaggio, che è regolabile, i fili si caricano elettricamente e iniziano a muoversi l'uno verso l'altro, comprimendo l'elastomero. Essendo i fili distribuiti in modo disomogeneo, i due strati di elastomero si sformano, creando una rugosità che riflette la luce e rende la finestra opaca.
Al momento gli scienziati stanno testano elastomeri ancora più sottili per diminuire il voltaggio necessario e rendere il prodotto ancor più economico.