Il trend dell'efficienza energetica sta spingendo molto il settore delle smart windows. Un'importante innovazione arriva da un team di ricercatori della RMIT University di Melbourne, in Australia, che ha sviluppato un rivestimento ultrasottile e leggero da applicare alle finestre e in grado di reagire in modo automatico al caldo e al freddo.
"Stiamo rendendo possibile la produzione di finestre intelligenti che bloccano il calore durante l'estate e trattengono il calore all'interno quando le temperature si abbassano", ha dichiarato Madhu Bhaskaran, professore associato di RMIT e a capo della ricerca.
Una soluzione che secondo il team potrebbe contribuire alla riduzione dei consumi energetici legati agli impianti di riscaldamento e raffrescamento degli edifici, in un'ottica di sempre maggiore efficienza.
Come funziona il rivestimento?
Il rivestimento, mille volte più sottile di un capello (50-150 nanometri), è composto da biossido di vanadio (VO2), che, al di sotto di una certa temperatura, ha le proprietà di un semiconduttore, mentre oltre i 67°C manifesta dei comportamenti metallici. Una caratteristica che trasforma il rivestimento in un materiale optoelettronico, ovvero in grado di trasformare segnali elettrici in segnali ottici (e viceversa), che reagisce alla luce e può essere controllato.
Mentre il rivestimento risulta trasparente all'occhio umano, diventa in realtà opaco reagendo a qualsiasi radiazione solare a infrarossi.
Smart, ma regolabili
“La nostra pellicola non richiede energia e risponde direttamente ai cambiamenti di temperatura”, spiega Bhaskaran. E queste reazioni possono essere anche 'guidate' grazie a un interruttore, molto simile a un dimmer, che può essere utilizzato per controllare il livello di trasparenza della finestra e quindi l'intensità dell'illuminazione in una stanza.
Molto più efficienti dei doppi vetri
In base ai test effettuati, le smart windows in VO2 sono risultate, rispetto ai comuni doppi vetri, il 70% più efficienti nei periodi estivi e il 45% più efficienti in quelli invernali.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports Nature e l'innovazione è stata brevettata in Australia e negli Usa.