Anest, l’Associazione nazionale energia solare termodinamica, ha chiesto al nuovo Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, “che si è dichiarato anche in questi giorni favorevole alle FER, di prendere in mano in tempi rapidi la situazione ed emanare in tempi brevi un nuovo Decreto FER che contenga una parte dedicata al solare termodinamico, per non far morire un comparto ad alta tecnologia e innovazione, fiore all’occhiello del Paese”.
L'Associazione ricorda che “l’utilizzo dei sali fusi come fluido termovettore, presenta numerosi vantaggi: non sono inquinanti, non sono pericolosi, raggiungono una temperatura più alta di altri fluidi e durano per l’intera vita dell’impianto. Il CSP è, ricordiamo, una tecnologia in cui la radiazione solare non viene direttamente convertita in energia elettrica (come il fotovoltaico) ma dove viene raccolta sotto forma di energia termica che può essere conservata e utilizzata per esempio di notte per produrre energia elettrica. Questa possibilità di modulare l’erogazione dell’energia raccolta, ovvero la dispacciabilità, è una peculiare caratteristica del CSP che la contraddistingue e la rende vantaggiosa e sinergica rispetto ad altre energie rinnovabili”.
“Da giugno 2016, quando è uscito l’ultimo Decreto per le Fonti di energia rinnovabile (FER), scaduto a novembre dello stesso anno senza che ci sia stato il tempo di partecipare alle aste in modo adeguato, non è stato fatto più nulla. Siamo ormai a giugno 2018 – sono passati giusti due anni – e tra addetti ai lavori si parla genericamente di un possibile Decreto per le FER innovative (tra cui il CSP) che dovrebbe essere sottoposto all’attenzione degli organismi preposti, ma che nessuno a oggi conosce né per i suoi contenuti né per la tempistica. In questo blocco totale, la situazione per l’intera filiera nazionale del CSP è a dir poco drammatica: i progetti autorizzati dopo due anni di silenzio amministrativo e istituzionale hanno le autorizzazioni in scadenza e nessuno si preoccupa che tale ritardo non è dovuto agli operatori ma dipende da altri uffici amministrativi; diversi soggetti disponibili a finanziare i progetti sono stanchi di aspettare e stanno rivolgendo le loro attenzioni ad altri Paesi dove è più facile e più sicuro investire o stanno riconvertendo i progetti CSP in più semplici e remunerativi impianti fotovoltaici; le aziende italiane che faticosamente hanno creduto in questa tecnologia e su cui hanno investito, si trovano a un bivio: o aprire stabilimenti per produrre all’estero o a brevissimo dovranno chiudere. In entrambi i casi ci saranno licenziamenti e perdita di posti di lavoro”.
“Reputiamo”, conclude Anest, “che con questo stallo – sono passati due anni senza alcun Decreto che disciplini il futuro delle FER – sarà veramente molto difficile per il nostro Paese adempiere ai traguardi che ci siamo dati. Si parla molto di “futuro rinnovabile”, ma al dato dei fatti ciò che si dice è più teoria che pratica: forse, come spesso è accaduto in passato, nel nostro Paese l’innovazione non è poi così importante. Meglio diventare dei bravi assemblatori, degli onesti produttori di materiale senza valore aggiunto, che far crescere il nostro prestigio di terziario all’avanguardia in grado di competere sui mercati internazionali. Ma è questa l’ Italia che vogliamo?”.