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Sostegni bis e contributi a fondo perduto, il nodo del calo del fatturato

Tra le novità che potrebbero emergere, il conguaglio a fine anno secondo il criterio dell’utile di bilancio. Più complesso invece superare la questione della cessione dei crediti d’imposta 4.0

martedì 11 maggio 2021 - Redazione Build News

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di Franco Metta

Come il maxi-emendamento al D.L. Sostegni di marzo (in fase di conversione) ha deluso quanti si aspettavano la cessione dei crediti d’imposta derivanti da investimenti in Transizione 4.0., così la prima bozza del D.L. Sostegni bis ha deluso quanti si aspettavano una modifica nel criterio per l’accesso al contributo a fondo perduto, ovvero sul bilancio (Mol) e non sulla perdita di fatturato. 

Ne è fermamente convinto il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, che in Parlamento aveva sollevato l’esigenza di superare il criterio del calo di fatturato per arrivare a quello degli utili perso dalle aziende in pandemia. Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore si sarebbe vicini a trovare una soluzione per soddisfare, forse, entrambe le esigenze già con il varo del prossimo decreto Sostegni bis.

Da un lato sarebbe previsto il calcolo degli utili a fine anno, con relativo conguaglio, che terrà conto di quanto già ricevuto come contributi a fondo perduto ed eventuali riduzioni dei costi fissi.  Dall’altro si sta provando a far rientrare in gioco la cessione dei crediti d’imposta derivanti da investimenti in Transizione 4.0, bocciati dalla ragioneria generale. In questo caso è il M5S a spingere sull’acceleratore, sostenuto dal mondo delle imprese, che vedono nello strumento anche una garanzia di liquidità, in un momento delicato per la ripresa.
L’operazione d'altronde vale circa 24 miliardi, e gli uffici tecnici del Mef e di Eurostat sono al lavoro per sbrogliare la matassa. Il problema all’origine dello stop nasce dal fatto che i crediti di imposta “non pagabili” sono classificati dal SEC2010 (il Sistema europeo dei conti nazionali e regionali) diversamente da quelli pagabili. Questi ultimi sono considerati “fin dal momento della loro cessione e indipendentemente dal loro effettivo utilizzo” una maggiore spesa per il bilancio dello Stato, mentre i crediti di imposta “non pagabili” sono sottoposti a “una condizione sospensiva che ne rende incerta la possibilità di utilizzo da parte del beneficiario” e quindi sono classificati come minori entrate al momento dell’utilizzo nel corso del tempo.

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