Sette anni consecutivi di ribasso e nemmeno il 2015 sembra essere l'anno buono. Questo per lo meno è la fotografia scattata dall'agenzia di rating Standard&Poor's in merito ai prezzi degli immobili in Italia, previsti in ulteriore calo (pari a circa il 2%) anche quest'anno.
Da marzo 2008 alla fine del 2014, i prezzi delle case sono crollati in media in Italia del 24% e presumibilmente ritorneranno a crescere dell'1% solo nel 2016.
COMPRAVENDITE. Nell'ultimo trimestre dello scorso anno, qualcosa si è mosso sul fronte delle compravendite, tornate finalmente ad aumentare. A spingere gli acquisti, soprattutto a Roma nelle altri grandi città, sono state le quotazioni "depresse" di case e appartamenti, che sembrano destinate a mantenersi tali ancora per un po'. Così, tra ottobre e dicembre, le compravendite sono cresciute del 4,1%, mentre i prezzi sono diminuiti ancora del 3,8%.
La ripresa nel mercato immobiliare - scrive l'agenzia - dipenderà soprattutto dal rafforzamento dell'economia. Prevediamo che l'economia si riprenda in Italia gradualmente, con un ritorno alla crescita nella prima parte del 2015.
CALO DEI TASSI SUI MUTUI. Finora quello con cui il settore si trova a fare i conti sono un difficile accesso al credito, una stretta finanziaria e prospettive economiche incerte.
Questo nonostante, secondo la Banca d'Italia, i tassi sui mutui bancari sono in calo. A dicembre i tassi d'interesse, comprensivi delle spese accessorie sono stati pari al 3,09% (3,19 nel mese precedente, 3,8% nel dicembre 2013); quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo all'8,06% (8,56% a novembre). I tassi d'interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie di importo fino a 1 milione di euro sono risultati pari al 3,31% (3,38% nel mese precedente), quelli sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia al 2,15%. Evidentemente non basta.
PREVISIONI FUTURE. Le previsioni di Standard & Poor's per il nostro Paese rimangono ferme ai calcoli di fine 2014, quando l'agenzia ha stimato un aumento del Pil dello 0,2% nel 2015 e dello 0,8% nel 2018. Il crollo del prezzo del petrolio potrebbe contribuire a rilanciare i consumi, precisano gli analisti, ma non tanto da modificare in modo determinante il ritmo di crescita.