È stato prorogato ufficialmente, senza soluzione di continuità e sino al prossimo 30 giugno 2026, il meccanismo dello split payment, in base al quale, in caso di cessioni di beni e prestazioni di servizi rese a favore della PA in generale (e delle società da essa controllate), l’IVA deve essere da queste versata direttamente all’Erario.
Il via libera è contenuto nella Decisione del Consiglio dell’Unione europea n. 1552 del 25 luglio 2023, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE L 188/45 del 27 luglio 2023, che accoglie la richiesta di proroga avanzata dall’Italia, con una lettera alla Commissione europea del 26 settembre 2022.
Come funziona il meccanismo
In una nota, l'Ance ricorda che il meccanismo dello “split payment”, introdotto in Italia dal 1° gennaio 2015, pone a carico delle Pubbliche Amministrazioni il versamento dell’IVA relativa alle cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate nei confronti delle stesse (cfr. Art.17-ter del D.P.R. 633/1972).
In sostanza, il cedente/prestatore emette fattura nei modi ordinari, mentre la P.A. versa al cedente/prestatore il solo corrispettivo a lui spettante per l’operazione resa, versando invece l’imposta dovuta direttamente all’Erario.
Applicabilità e approvazione comunitaria
L’applicabilità dello “split payment”, derogando alle ordinarie regole IVA, necessita di un’espressa approvazione comunitaria, contenuta in diverse Decisioni del Consiglio, l’ultima delle quali (n.1552/2023) autorizza l’Italia a prorogare la misura dal 1° luglio 2023 al 30 giugno 2026 (cfr. anche la Decisione del Consiglio n. 2017/784).
Inoltre, nell’ottica di eliminare gradualmente questo meccanismo, a decorrere dal 1° luglio 2025, l’Italia si è impegnata ad escludere dall’ambito applicativo dello “split payment” le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate a favore delle società quotate in borsa incluse nell’indice FTSE MIB.
Nella Decisione del Consiglio viene, altresì, specificato che l’Italia è tenuta a presentare, entro il settembre 2024, una relazione relativa all’impatto sui rimborsi IVA nei confronti dei soggetti ai quali si applica la scissione dei pagamenti, comprensiva anche del tempo medio necessario per i rimborsi stessi, nonché della valutazione di efficacia dello “split payment” al fine di ridurre l’evasione fiscale nei settori interessati.
I soggetti
Si ricorda che il meccanismo della scissione dei pagamenti opera nei confronti dei seguenti soggetti:
− tutte le pubbliche amministrazioni;
− tutte le società controllate, in via diretta, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dai Ministeri (e le società da queste stesse controllate);
− tutte le società controllate, in via diretta, dalle regioni, province, città metropolitane, comuni ed unioni di comuni (e le società da queste stesse controllate);
− le società quotate in borsa, limitatamente a quelle inserite nell’indice FTSE Mib di Borsa Italiana e le società da queste stesse controllate. Limitatamente a tali soggetti il meccanismo opererà sino al 30 giugno 2025;
− professionisti, i cui compensi sono assoggettati a ritenuta alla fonte a titolo di imposta sul reddito.
La posizione dell'Ance
L’Ance ricorda di aver “sempre contrastato l’ipotesi di un’ulteriore proroga dello “split payment”, richiedendo, in tutte le competenti Sedi, la sua completa eliminazione. Questa nuova decisione, infatti, pesa sulla situazione finanziaria delle imprese di costruzioni e mette in discussione il principio della neutralità dell’IVA che è uno dei cardini della riforma in tema di imposta sul valore aggiunto.
Peraltro, lo “split payment”, nato per combattere l’evasione IVA, dovrebbe essere ormai superato a seguito dell’introduzione della fatturazione elettronica, che ha permesso allo Stato di recuperare gettito IVA.
In ogni caso, secondo l'Associazione dei costruttori edili la proroga dello “split payment” doveva quantomeno essere accompagnata da una preventiva revisione del sistema e della tempistica dei rimborsi IVA, perché le imprese devono essere messe in condizioni di arginare gli effetti negativi che il meccanismo arreca sul loro equilibrio finanziario. Ciò anche alla luce di quanto previsto dal disegno di legge delega di riforma del sistema fiscale, che si pone l’obiettivo generarle di accelerare i tempi e le procedure di rimborso dei crediti fiscali. Diventa, quindi, essenziale anticipare l’attuazione di questo principio, per il quale non si può attendere l’emanazione dei decreti delegati della riforma.
Per tali ragioni, l’Ance proseguirà comunque la propria azione presso le sedi politiche e governative, al fine di ottenere l’eliminazione della misura prima della sua scadenza nel 2026, e nel frattempo, pervenire a meccanismi in grado di ridurre i tempi di rimborso del credito IVA a vantaggio delle imprese.