Le pubbliche amministrazioni e le società quotate che fatturano ai professionisti per le loro prestazioni, coloro cioè che subiscono l'applicazione delle ritenute alla fonte sui compensi percepiti, non versino l'Iva a questi ultimi ma la paghino direttamente allo Stato. Il meccanismo della scissione dei pagamenti dell'Iva, anche detto “Split payment”, a partire dal 1 luglio riguarderà anche i liberi professionisti che lavorano con la pubblica amministrazione o con le società quotate, i quali non incasseranno più l'Iva.
È una delle novità contenute nel decreto legge correttivo dei conti pubblici, approvato lo scorso martedì dal Consiglio dei Ministri (LEGGI TUTTO). Il testo è stato approvato salvo intese e, dunque, è da intendersi ancora in corso di stesura.
L’effetto di tale “scissione dei pagamenti” dell’Iva – segnala il Consiglio nazionale dei geometri - sarà che se fino ad ora un fornitore della pubblica amministrazione emetteva una fattura e vedeva corrisposto un importo comprensivo dell'Iva, dal 1 luglio la quota pari all’Iva corrispondente sarà versata dalla stessa pubblica amministrazione direttamente all'erario.
La misura ha suscitato reazioni molto perplesse e preoccupate da parte delle associazioni di categoria e dei liberi professionisti perché, secondo prime stime, i mancati introiti avranno conseguenze molto gravose, fino al ricorso al credito per i corrispondenti oneri in interessi. Così il segretario CNGeGL, Ezio Piantedosi: «Siamo completamente spiazzati e amareggiati. Facciamo notare che sui nostri compensi si applica già la ritenuta, questa è un'ulteriore penalizzazione».
ANIEM: L’ESTENSIONE DELLO SPLIT PAYMENT METTE KO LE PMI. Il Presidente di Aniem, l’ Associazione Nazionale delle Imprese Edili Manifatturiere aderente a Confimi Industria, Dino Piacentini, commenta: “Il sistema della Pmi sottolinea da anni come tale meccanismo, mette nelle condizioni le aziende di fungere da Bancomat allo Stato: l’azienda, con lo Split Payment mentre non riceve l’iva sulle commesse, dovrà comunque versare in pagamento l’Iva su fattura ai propri fornitori. E aspettare fiduciosa che la Pubblica Amministrazione ‘restituisca l’Iva’”.
Continua il Presidente di Aniem: “Si tratta di un provvedimento che rappresenta un cambio di rotta rispetto a quanto da anni si cerca di fare, anche a livello Codice Appalti, sui temi di maggiore attenzione e tutela delle PMI nel mercato delle commesse pubbliche per evitare di dare il colpo di grazia ad un sistema produttivo, lo ricordiamo, costituito da micro, piccole e medie imprese”.
Critico anche Mario Lucenti, il Presidente di Coseam Italia, il Consorzio stabile di riferimento operativo di ANIEM che rappresenta in modo significativo il mondo della PMI nel settore dell’edilizia e delle infrastrutture: “E’ una misura che non va certo nella direzione di incentivare le aggregazioni e le reti tra imprese. Senza dimenticare che il meccanismo dello sdoppiamento prevede un ulteriore adempimento da parte dell’impresa, la quale dopo aver emesso la fattura (e chissà quando riuscirà a incassarla), dovrà anche preoccuparsi di riscuotere l’Iva direttamente dall’Erario (trimestralmente o annualmente) senza poterla compensare con altri acquisti di beni o servizi. E così, ai tempi lunghi del saldo delle commesse da parte della Pubblica amministrazione, si aggiungono quelli del rimborso dell’Iva, con buona pace dello stato di salute finanziaria che finirà inevitabilmente per rimetterci. D’altronde, è il concetto stesso di “scissione” a prevedere un appesantimento delle procedure: quel che prima si faceva in un solo momento, adesso lo si deve fare in due”.
Conclude Mario Lucenti: “Siamo consapevoli che nelle intenzioni del governo, e in particolare del ministero dell’Economia guidato da Pier Carlo Padoan, lo split payment dovrebbe garantire all’Erario il versamento diretto (e quindi sicuro) dell’Iva da parte dello Stato, scongiurando l’eventuale coinvolgimento della Pubblica amministrazione in situazioni di frode. E sappiamo che è la lotta all’evasione fiscale il principale obiettivo di questo sdoppiamento del pagamento: vedendosi tolta la funzione di pagare l’Iva, le imprese fornitrici si trovano impossibilitate a frodare il Fisco intascandosi quelle somme. In tal modo, ragiona l’esecutivo, le casse statali si gonfieranno a suon di imposte pagate e i presunti furbetti si ritroveranno senza margini di manovra. Ma ci preme sottolineare che con questo allargamento del raggio di azione della norma introdotta per combattere l’evasione fiscale.”
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