Gli interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente mediante demolizione e ricostruzione sono spesso limitati dall'obbligo di rispetto delle disposizioni relative agli standard urbanistici (rapporti fra insediamenti e spazi pubblici o per attività di interesse generale) ed edilizi (limiti inderogabili di densità edilizia, altezza, distanza fra edifici) contenute nel DM 1444/1968. A cui si aggiungono alcune restrizioni in merito alle distanze fra edifici stabilite dal Codice Civile.
E' in questo contesto che si colloca l’articolo 2-bis del Dpr 380/2001 (Tu edilizia), inserito dalla Legge 98/2013 di conversione del DL 69/2013, (cd. “decreto del fare”) che prevede la possibilità per le Regioni di introdurre “Deroghe in materia di limiti di distanza tra i fabbricati”
L’art. 2–bis presenta però alcune problematiche interpretative, a cui le regioni hanno cercato di ovviare emanando delle normative meno stringenti che potessero consentire sia la deroga alle distanze sia agli altri standard edilizi, nell’ambito di interventi sia ricompresi in piani attuativi, sia puntuali ossia in diretta attuazione del piano urbanistico generale. Lo Stato però in molti casi le ha impugnate davanti alla Corte costituzionale, che si è più volte pronunciata dichiarandone l’illegittimità costituzionale.
A che punto siamo? Cerca di fare chiarezza nel panorama normativo regionale in merito alle disposizioni relative agli standard urbanistici ed edilizi il dossier Ance 'Deroghe agli standard urbanistici ed edilizi ai sensi dell'art. 2-bis del DPR 380/2001: quadro attuativo regionale', che è stato recentemente aggiornato (IN ALLEGATO).
In particolare vengono illustrate le modifiche apportate dalla Regione Liguria e i contenuti della sentenza della Corte Costituzionale del febbraio scorso che ha parzialmente abrogato le norme del Veneto.
"Il tenore delle pronunce della Consulta conferma- dichiara l'Ance- l’urgenza di arrivare ad una riforma organica a livello nazionale del governo del territorio che contenga, prima di tutto, una disciplina della riqualificazione urbana, in grado, anche nell’ottica di contenere il consumo di suolo, di rendere realmente agevoli, economicamente sostenibili e diffusi gli interventi, anche puntuali, sul patrimonio edilizio esistente."