Mentre ANCI celebra la 38ma Assemblea, viene depositato al TAR Lazio un ricorso che ne mette in discussione la titolarità a rappresentare i Comuni nelle sedi istituzionali e chiede che venga accertata la legittimità costituzionale delle norme che le assegnano l’esclusiva nella rappresentanza.
Sostengono l’iniziativa ANPCI, l’Associazione dei piccoli Comuni e ASMEL, l’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali. Insieme associano il 50% dei Comuni italiani.
Scadono proprio oggi - afferma Giovanni Caggiano, presidente ASMEL - i termini per impugnare un provvedimento, avallato in Conferenza Stato, ove siede la sola ANCI in rappresentanza dei Comuni, in forza di una legge del 1997. All’epoca ANCI era l’unica Associazione dei Comuni, ma poi sono sorte ANPCI e ASMEL che tuttora reclamano invano la partecipazione in Conferenza. Vista l’inerzia della politica, dovrà supplire la magistratura.
L’iniziativa deriva - incalza Francesco Pinto, segretario generale dell’Associazione - da un insanabile contrasto nella concezione della rappresentanza. Mentre ANCI propone scelte dirigiste e formaliste, noi propugniamo sussidiarietà e valorizzazione dell’autonomia e il superamento di troppe norme prescrittive, sovente sovrapposte, ma sempre avallate da ANCI. Mentre contrastavamo (con successo) la norma sull’accorpamento coatto dei Comuni sotto i 5.000 abitanti, ANCI chiedeva di alzare la soglia a 15.000. Mentre affiancavamo gli Enti ancora non attrezzati per adempiere all’obbligo di comunicazioni elettroniche negli appalti, ANCI consigliava buste cartacee contenenti pennette elettroniche!
Si tratta di una battaglia sacrosanta - afferma Franca Biglio, presidente ANPCI - come riconosciuto da esponenti politici di ogni colore. Ma nessuno osa contrastare lo status quo cristallizzato che danneggia i Comuni dato che in assenza di pluralismo e rappresentatività le istanze degli stessi sempre meno coincidono con quelle degli apparati centrali o regionali.