Con il decreto Sostegni Bis approvato venerdì 21 gennaio è arrivata una nuova stretta del governo sullo strumento della cessione del credito per Superbonus e altri bonus edilizi. In particolare, è stato previsto che i crediti fiscali possono essere ceduti una sola volta da parte dell’impresa agli intermediari finanziari. Ma diverse associazioni di settore hanno espresso criticità verso questa nuova stretta.
“Quanto previsto in termini di divieto di ulteriore cessione del credito dall’ articolo 26 del Decreto cosiddetto ‘Sostegni Ter’ è controproducente e potenziale terreno di coltura per un' importante serie di contenziosi, oltre a essere iniquo sotto il profilo della retroattività nei confronti di contribuenti e imprese. Il dispositivo entrerebbe in vigore già dal prossimo 7 febbraio: i crediti potranno essere ceduti una sola volta ulteriore, compresi Istituti e altri intermediari finanziari, pena la nullità. Detto questo dobbiamo però anche guardare al versante delle imprese, o meglio di alcune imprese” — afferma Carla Tomasi, Presidente della Finco, la più importante realtà di imprese specialistiche e super specialistiche del Paese.
Se infatti siamo giunti a questo punto, e cioè che come al solito i molti onesti sono penalizzati dai pochi disonesti, è anche perché non vi è una barriera sufficiente – anche da un punto di vista culturale oltre che di inadeguatezza dei controlli – all’ingresso sul mercato di una serie di soggetti che lo inquinano: ‘dopolavoristi’ e operatori in nero; imprese aventi tutt’altra competenza, ammesso l’abbiano; general contractor che di ‘general’ non hanno nulla, neanche un minimo di capacità finanziaria; scatole vuote senza dipendenti; imprese ‘nuove’ e ‘nuovissime’ create ad hoc (a questo proposito Agenzia delle Entrate ha tutti i dati per intervenire prima e non dopo, magari dislocando una percentuale un po’ più alta dei suoi oltre 30.000 dipendenti sul tema in questione).
“Occorre prendere seria ed immediata consapevolezza che questa misura, che porta all’irrigidimento degli istituti bancari e finanziari – e vediamo come già ad esempio si sta regolando Poste Italiane – costituisce un sicuro vulnus alla ripresa economica che i bonus stavano contribuendo fortemente a conseguire. Sotto il profilo dell'adeguatezza degli operatori economici, è soprattutto giunto il momento di una riflessione sulle regole che presiedono alla loro qualificazione.”
“Se da un lato si vuole perseguire chi non opera correttamente nell'ambito dei lavori privati, dall’altro si apre la via, nel settore delle opere pubbliche, a quanto di peggio si possa immaginare liberalizzando il subappalto in maniera totale, togliendo il massimale di ribasso tra appalto e subappalto, imponendo addirittura da parte della Stazione Appaltante il tipo di contratto di lavoro che l’azienda appaltatrice deve applicare in caso di appalti legati ai Programmi PNRR, che saranno di pressoché completo riferimento da qui ad un decennio.”
“Ma si pensa veramente di assicurare la qualità e la sicurezza in questo modo demagogico, che non ha alcuna connessione con il vero tema che è quello della qualificazione delle imprese e delle Stazioni Appaltanti (ma ne ha in realtà molta con il finanziamento del sistema delle Casse Edili e degli Enti Bilaterali)? In sostanza, da un lato si persegue in maniera indiscriminata la bonifica del mercato dei bonus e, dall’altro, si aprono porte, anzi portoni al malaffare e alla sciatteria, quando non peggio, nei lavori pubblici” — conclude la Presidente Tomasi.
“Sul tema in oggetto – aggiunge Angelo Artale, Direttore Generale Finco – occorrerebbe riflettere su alcune considerazioni di fondo:
- i ‘paletti’ sulla misura della cessione del credito vengono imposti nell'intento di arginare il costo per lo Stato nelle operazioni di bonus; operazioni che sembra vengano vissute dall'Esecutivo come una perdita secca. In realtà non è così: i bonus attivano circuiti di lavoro e di professioni nel territorio creando valore aggiunto, già nel breve periodo;
- nel medio periodo le ristrutturazioni riclassificano il patrimonio dei privati, che necessita di essere restaurato dall’attuale stato di degrado mediamente osservabile;
- l’aumento di valore del patrimonio immobiliare privato nel lungo periodo potrebbe (anche se non lo auspichiamo) attivare una fiscalità maggiore che ripagherà lo Stato dell’investimento da tempo effettuato;
- Le truffe emerse di ultimo non aiutano, ma non si può pensare di punire tanti cittadini onesti per un manipolo di manigoldi.
In conclusione, l’operazione dei bonus immobiliari va considerata come un buon investimento dello Stato nel breve, medio e lungo periodo, una delle poche iniziative di politica industriale di successo nella direzione della ripresa. Quello che è certo è invece che una simile misura bloccherà il mercato, a partire dagli istituti finanziari, con crisi di liquidità gravissime proprio in un momento di tensione dei prezzi. Una situazione assai poco sostenibile per chi ad esempio abbia lavori eseguiti in attesa asseverazione e crediti in cassetto fiscale. Infine, quando si rispetterà lo “statuto del Contribuente” che prevede che non si cambino le regole in corso d'opera? Non c'è che da sperare nell'iter di conversione in legge del decreto.