«Una nuova rete di protezione sociale per garantire l’occupazione negli studi professionali. In un momento delicatissimo per le attività professionali, i professionisti hanno finalmente a loro disposizione uno strumento efficace per salvaguardare i livelli occupazionali e gestire le prestazioni di sostegno al reddito». Con queste parole il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha accolto la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (G.U. n. 53 del 2 marzo 2020) del decreto del 27 dicembre 2019 del ministero del Lavoro che istituisce presso l'Inps il Fondo di solidarietà bilaterale per le attività professionali (LEGGI TUTTO). «Un provvedimento attesissimo e provvidenziale che giunge in piena emergenza Coronavirus».
«Il decreto ministeriale che istituisce il nuovo Fondo prende le mosse dall'accordo stipulato il 3 ottobre 2017 tra Confprofessioni e le organizzazioni sindacali del settore (Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs) come previsto dal decreto legislativo n.148 del 2015», commenta Stella. «L'obiettivo del Fondo di solidarietà è quello di garantire ai dipendenti del settore professionale, che occupano in media più di tre dipendenti, compresi anche gli apprendisti, una tutela in costanza di rapporto di lavoro nei casi di riduzione o sospensione dell'attività lavorativa».
«Con grande senso di responsabilità, ci attiveremo immediatamente per mettere in moto il Fondo che si rivolge a tutte le professioni dell'area sanitaria, giuridica, economica e tecnica e a tutti i lavoratori che non sono coperti dal Fondo di integrazione salariale: un bacino di oltre 35.500 studi e aziende collegate che occupano circa 307 mila lavoratori», aggiunge il presidente di Confprofessioni. «Oltre al finanziamento dell'assegno ordinario a favore dei lavoratori interessati a riduzione di orario di lavoro o sospensione dell'attività lavorativa, il Fondo dovrà operare in stretta sinergia con gli enti bilaterali del settore per coniugare efficacemente politiche attive e politiche passive del lavoro e proporre percorsi di riqualificazione».
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