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Super Ecobonus: spesi 11 miliardi nei primi 3 mesi del 2023

Centro Studi CNI: nonostante le preoccupazioni sollevate dal Governo e le difficoltà determinate, a fine 2022, dal cambiamento delle norme per l’utilizzo dei Superbonus, la corsa agli interventi non si arresta. Tuttavia, il sistema va profondamente riformato

giovedì 13 aprile 2023 - Redazione Build News

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Nel mese di marzo 2023 la spesa per interventi di risparmio energetico sugli edifici residenziali con detrazioni al 110% o al 90%, secondo i nuovi parametri, si è attestata a 5,5 miliardi di euro, uno dei valori mensili più elevati di sempre, secondo solo agli 8 miliardi totalizzati a settembre 2022. A gennaio 2023 la spesa per interventi di efficientamento energetico è stata di 2,8 miliardi di euro e a febbraio di 3,2 miliardi.


Nonostante le preoccupazioni sollevate dal Governo e le difficoltà determinate, a fine 2022, dal cambiamento delle norme per l’utilizzo dei Superbonus, la corsa agli interventi non si arresta, tanto che nei primi tre mesi del 2023 la spesa complessiva è stata pari a 11 miliardi di euro contro gli 8 miliardi totalizzati nel medesimo periodo del 2022. Questi sono i dati che risultano dalle analisi effettuate dal Centro Studi CNI.


È probabile che la marcata accelerazione registrata negli ultimi mesi sia proprio l’effetto del cambiamento continuo di norme e modalità di fruizione di questo tipo di bonus avvenuto a fine 2022. Molti proprietari hanno, forse, cercato di deliberare i lavori per rientrare ancora nell’alveo delle detrazioni al 110% e non ritrovarsi a fare i conti con la nuova detrazione al 90% o addirittura a rinunciare agli interventi di ristrutturazione.


Nel periodo compreso tra gennaio 2022 e marzo 2023, in cui la spesa ha fortemente accelerato rispetto a quanto rilevato nel solo 2021, gli investimenti in Super ecobonus si sono attestati a 57,8 miliardi di euro. Il Centro Studi CNI stima che tale cifra abbia attivato almeno 121 miliardi di produzione aggiuntiva nel sistema economico, abbia contribuito direttamente per 33 miliardi di euro alla formazione del Pil, coinvolgendo 613.000 unità di lavoro dirette (operanti cioè nel settore edile, dei servizi tecnici e nell’indotto). Si stima che la spesa totalizzata nel solo 2022 abbia contribuito alla formazione dell’1,4% del Pil dello scorso anno.


Il Centro Studi CNI, inoltre, stima che gli interventi con Super ecobonus fino ad oggi realizzati consentano un risparmio energetico di 1,2 miliardi di metri cubi standard di gas/anno, pari al 48% dei metri cubi standard che il Governo ha inteso risparmiare nella stagione invernale 2022-2023 per far fronte alla crisi energetica in atto.


Si tratta, occorre ribadirlo, di stime di massima che servono solo a contestualizzare la portata della spesa per Super ecobonus e che forse possono consentire di rivedere in modo radicale le politiche di risanamento del patrimonio edilizio italiano.


Considerando le molte preoccupazioni che il Governo ha sollevato in merito al disavanzo generato da tali livelli di spesa, appare chiaro che gli interventi per l’efficientamento energetico vanno radicalmente ridefiniti, coniugandoli tuttavia con gli obblighi di ristrutturazione che verranno imposti dalla direttiva europea 844 per il risanamento energetico degli edifici (Direttiva EPBD). Da questo punto di vista la strada appare oggi non solo molto stretta ma anche molto incerta ed il Governo dovrebbe forse partire da una analisi più ampia ed oggettiva rispetto a quanto fatto finora, dei pro e dei contro dell’esperienza del Super ecobonus. Se è vero, ad esempio, che questi ultimi hanno generato un disavanzo consistente, almeno una parte di questo disavanzo è stato “abbattuto” dal gettito fiscale derivante dalle opere di ristrutturazione, un aspetto che tuttavia, anche da parte delle Istituzioni e delle Agenzia che dispongono di dati puntuali sulle entrate fiscali, appare difficile quantificare.


“Gli ultimi dati a disposizione – afferma Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI – ci fanno capire che il flusso di spesa per Super ecobonus sta accelerando anziché diminuire. Con il cambio delle regole “in corsa” operato a novembre 2022, e nonostante la questione dei crediti incagliati, il Governo sembra avere ottenuto l’effetto contrario a quello previsto, ovvero ridimensionare la domanda di bonus per l’edilizia. Operando nei cantieri, riteniamo però che a breve la domanda di interventi di ristrutturazione profonda dovrebbe ridimensionarsi. Quello che è certo, però, è che parallelamente a questo ridimensionamento della domanda di Super bonus, dovrebbe aprirsi una fase di profonda ridefinizione di questi incentivi”.


“La ristrutturazione energetica e la ristrutturazione in chiave antisismica – dice Giuseppe Margiotta, Presidente del Centro Studi CNI - sono temi cruciali che il nostro Paese sta ancora affrontando confusamente, nonostante la necessità di concordare una strategia precisa con l’Unione Europea. Dall’esperienza degli ultimi anni abbiamo capito due cose essenziali: che occorre definire con esattezza quale sia lo stato effettivo degli edifici sia in termini di dispersione energetica che in termini di sicurezza antisismica e che qualunque piano di ristrutturazione dovrà essere accompagnato da un Fondo costituito da risorse finanziarie pubbliche che consenta almeno ai meno abbienti di affrontare gli obblighi di ristrutturazione concordati in sede europea”.


Leggi anche: “Superbonus 110%: oltre 400mila asseverazioni depositate al 31 marzo

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