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Superbonus 110%, Banca d’Italia: ingenti gli oneri per il bilancio pubblico

Audizione in commissione Finanze e Tesoro del Senato: “Anche tenendo conto delle imposte e dei contributi sociali versati a fronte dell’aumento dell’attività del settore, gli oneri della misura per il bilancio pubblico restano comunque ingenti”

mercoledì 22 febbraio 2023 - Alessandro Giraudi

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“Si può stimare, utilizzando tecniche econometriche basate sull’analisi controfattuale, che circa la metà degli investimenti che hanno beneficiato del Superbonus abbiano carattere aggiuntivo (non si sarebbero cioè verificati in assenza dell’incentivo). Anche tenendo conto delle imposte e dei contributi sociali versati a fronte dell’aumento dell’attività del settore, gli oneri della misura per il bilancio pubblico restano comunque ingenti”.


Lo ha detto il Capo del Servizio Assistenza e consulenza fiscale della Banca d’Italia, Giacomo Ricotti, ieri in audizione presso la commissione Finanze e Tesoro del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale con particolare riferimento ai crediti di imposta.


“Sulla base di prime valutazioni, questi oneri netti hanno avuto un profilo crescente nel biennio, riflettendo la forte accelerazione nel ricorso alla misura; si ridimensioneranno a partire dall’anno in corso per effetto della riduzione dell’aliquota prevista dalla normativa”, ha aggiunto Ricotti.

“Stando alle attuali regole contabili, gli effetti del Superbonus sull’indebitamento netto si manifestano gradualmente, secondo la tempistica di fruizione dell’agevolazione. Date le modalità di utilizzo dei crediti in rate pluriennali e la loro contabilizzazione “per cassa”, i maggiori costi e gli effetti indotti si verificano infatti in momenti diversi sui conti pubblici: nel biennio 2021-2022 il disavanzo ha beneficiato in misura sostanziale delle maggiori entrate connesse con la crescita dell’attività economica nel comparto edilizio; i costi legati all’utilizzo dei crediti d’imposta maturati si registreranno invece in larga misura negli anni successivi. Questa modalità di registrazione potrebbe peraltro essere rivista, se le autorità statistiche maturassero la convinzione che – data la possibilità di trasferire il bonus dal beneficiario iniziale a terze parti – l’incentivo ha natura rimborsabile (payable) invece che non rimborsabile (non payable). Un incentivo non-payable viene registrato nell’indebitamento netto solo al momento in cui effettivamente viene utilizzato (ad esempio in compensazione, se si tratta di un credito d’imposta), mentre uno payable viene incluso già quando matura. Su questo aspetto dovrebbe incidere, per il futuro, la recente decisione del Governo di impedire la cedibilità dei crediti”, ha spiegato il Capo del Servizio Assistenza e consulenza fiscale di Bankitalia.

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