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Superbonus 110 e altri bonus edilizi, quasi 7 miliardi di crediti bloccati al 10 luglio

I dati aggiornati sui crediti d’imposta ceduti e non ancora accettati dopo 30 giorni, resi noti dal MEF nella risposta a un'interrogazione in Commissione Finanze alla Camera

mercoledì 12 luglio 2023 - Alessandro Giraudi

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Al 10 luglio 2023 ammontano a quasi sette miliardi di euro i crediti d’imposta da bonus edilizi ceduti e non ancora accettati dopo 30 giorni.


Lo ha reso noto il Ministero dell'Economia nella risposta di ieri in Commissione Finanze alla Camera all'interrogazione n. 5-00797 (Cappelletti e Fenu) avente a oggetto i dati relativi ai crediti di imposta da bonus edilizi ceduti dai contribuenti e non accettati dai cessionari.


Nella risposta il rappresentante del MEF (la sottosegretaria Lucia Albano) riporta in un file excel i dati delle cessioni dei bonus edilizi (prime e successive cessioni) e degli sconti in fattura che, alla data del 10 luglio 2023, risultano ancora in attesa di accettazione da parte del cessionario.




Il Dicastero precisa che “i dati si riferiscono alle cessioni dei crediti e agli sconti in fattura comunicati dai cedenti all’Agenzia delle entrate, per i quali i cessionari e i fornitori, decorsi 30 giorni, non hanno ancora comunicato all’Agenzia la volontà di accettarli o rifiutarli; tali crediti, per i quali è stata comunicata la cessione – seppur non ancora accettata dal cessionario – non vanno considerati come crediti « incagliati »; le cessioni comunicate alla piattaforma dell’Agenzia sono, infatti, quelle per le quali il cedente ha già individuato la controparte”.


Le disposizioni di riferimento “non prevedono un termine entro cui il cessionario debba comunicare all’Agenzia l’accettazione o il rifiuto del credito. L’Agenzia non può intervenire sulla volontà del cessionario di accettare o rifiutare il credito ceduto, e non è a conoscenza di quali e quante delle cessioni in attesa di accettazione derivino da comunicazioni errate, che i cessionari sono tenuti a rifiutare. I dati non comprendono i crediti già acquistati e accettati da cessionari e fornitori, che tali soggetti non riescono a cedere a terzi e per i quali, dunque, non è stata ancora effettuata alcuna comunicazione all’Agenzia”.


Iniziative per facilitare lo sblocco dei crediti

Per quanto attiene, invece, alle iniziative legislative che il Governo intende intraprendere affinché sia facilitata l’accettazione dei crediti bloccati, il MEF evidenzia che “lo stesso è recentemente intervenuto in materia in sede di conversione del decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11 (effettuata con la legge 11 aprile 2023, n. 38), nel cui articolo 121 è stato inserito – proprio per risolvere il problema dei crediti fiscali « incagliati» – il comma 1-sexies, ai sensi del quale le banche e le società appartenenti ad un gruppo bancario, gli intermediari finanziari e le società di assicurazione, cessionarie dei crediti d’imposta derivanti dai bonus edilizi di cui all’articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020 (sorti in relazione ad interventi la cui spesa sia stata sostenuta entro il 31 dicembre 2022) hanno la possibilità di utilizzare, in tutto o in parte, tali crediti d’imposta per sottoscrivere buoni del tesoro poliennali, con scadenza non inferiore a dieci anni, nel limite del 10 per cento della quota annuale eccedente i crediti fiscali già utilizzati in compensazione ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, nel caso in cui il cessionario abbia esaurito la propria capienza fiscale nello stesso anno”.


“Tutto ciò premesso, resta comunque fermo l’impegno del Governo a monitorare costantemente l’evoluzione del contesto di riferimento”, conclude il MEF nella risposta all'interrogazione.


La replica dell'interrogante

Nella sua replica, l'interrogante Enrico Cappelletti (M5S) ha richiamato l’attenzione del Governo sul fatto che “la parte più significativa dell’interrogazione, su cui si attendeva risposte concrete, è volta a comprendere quali nuove misure l’Esecutivo intenda adottare per favorire la circolazione dei crediti d’imposta cedibili, dal momento che gli interventi sinora posti in essere si sono rivelati scarsamente efficaci”.


Ha evidenziato come “il blocco dei crediti di imposta derivanti dalle agevolazioni fiscali abbia avuto ricadute negative anche su lavoro e occupazione, mentre la loro circolazione aveva sortito effetti assai positivi sulla crescita economica, contribuendo a innalzare il prodotto interno lordo senza aumentare il debito pubblico”.


L’Inflaction Reduction Act degli USA

Cappelletti ha ricordato poi che “l’Inflaction Reduction Act adottato negli Stati Uniti – un piano che prevede, tra le misure volte a contrastare le conseguenze negative della spinta inflazionistica, anche la concessione di incentivi fiscali – richiama espressamente lo strumento dei crediti d’imposta, la cui caratteristica essenziale è la trasferibilità”, rilevando come, “mentre in altre parti del mondo l’esperienza italiana venga replicata con evidenti benefici, il Governo nazionale sembri aver fatto, proprio su queste misure, un passo indietro. Negli Stati Uniti sono stati distribuiti 71 miliardi di dollari a circa 30 milioni di beneficiari e, di questi, 69 sono stati monetizzati. Per porre rimedio al blocco dei crediti d’imposta cedibili, sarebbe stato opportuno introdurre disposizioni volte a consentire la riattivazione della possibilità di acquisto da parte delle società partecipate dallo Stato, come Cassa Depositi e Prestiti. In passato e prima del divieto posto dal decreto-legge n. 11 del 2023, alcune Regioni – tra cui la Lombardia – avevano deliberato dei programmi di acquisto dei crediti”. Infine, l'interrogante ha evidenziato come, a parere del proprio gruppo parlamentare, “il Governo avrebbe dovuto garantire l’illimitata cedibilità perlomeno dei crediti di imposta derivanti da interventi in essere”.


Leggi anche: “Superbonus, MEF: assoggettare i crediti d'imposta a nuovi adempimenti

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