Sul Superbonus 110% è necessario un dibattito scevro da strumentalizzazioni, con analisi serie e rigorose sull’impatto della misura, che va resa strutturale.
Lo evidenzia Federcepicostruzioni che ha scritto a segretari di partito, deputati e senatori.
“È importante che questa detrazione, che ancora qualcuno confonde con finanziamenti o incentivi parlando incomprensibilmente di coperture o buchi di bilancio – commenta il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi – sia rimessa al centro dell’agenda politica con serietà e rigore affinché si possa finalmente valutare come rendere strutturale questa misura. Lo ha auspicato e chiesto anche la Commissione europea: la riqualificazione sismica e l’efficientamento energetico sono interventi primari per la transizione ecologica ed il risparmio energetico ”.
Nei giorni scorsi – nell’auspicio di riportare l’argomento al centro dell’Agenda politica ed auspicando un esame più approfondito della questione – Federcepicostruzioni ha scritto a tutti i segretari di partito e a tutti i parlamentari “per manifestare – si legge nella lettera – la profonda preoccupazione dell’intero comparto delle costruzioni in merito ad una misura che ha rappresentato, ed ancora sta rappresentando, un fondamentale strumento di rilancio del comparto e dell’economia tutta, e che sta producendo ulteriori benefici legati al risparmio energetico, alla sicurezza, al recupero ed alla riqualificazione dei quartieri”.
Polemiche e strumentalizzazioni – evidenzia con chiarezza nella lettera il presidente di Federcepicostruzioni, sono spesso “del tutto campate in aria, come quando ad esempio si respinge ogni ipotesi di proroga per “mancanza di copertura finanziaria”. Non siamo in presenza di un finanziamento o di un “rimborso spese”, ma di una mera detrazione alla quale non corrisponde alcuna “uscita” che necessita di coperture ad hoc in bilancio tramite l’apposizione di risorse: siamo in presenza di una detrazione che determina, al più (ma solo ad un esame sommario e superficiale) una riduzione delle entrate fiscali”.
“Parlare di “esaurimento dei fondi” – continua ancora il presidente Lombardi – è una palese forzatura: se fosse vero, il problema andrebbe riproposto anche per tutte le altre detrazioni vigenti che pure – secondo questa logica – potrebbero essere a rischio “copertura”: le detrazioni per le spese sanitarie, per le spese scolastiche, per l’affitto dei fuori sede, per le detrazioni per i mutui o ancora per le detrazioni sulle ristrutturazioni e sull’ecobonus con le aliquote ordinarie. Invece, stranamente, solo per le detrazioni del Superbonus110%, si parla strumentalmente ed artificiosamente di “mancanza di fondi” e necessità di “coperture”.
È una rappresentazione distorta che, partendo da assunti imprecisi ed allarmi inesistenti, ha condizionato ed ancora condiziona pesantemente l’appeal dello strumento”.
“Occorre un’analisi politica seria, obiettiva, realistica, analitica, approfondita, che non può e non deve prescindere da ulteriori fattori e ulteriori considerazioni, affatto secondari – scrive ancora il presidente Lombardi – Il Superbonus sta impattando in maniera estremamente positiva sul Pil: è evidente che questo sta producendo crescita, sviluppo, ricchezza; maggiore ricchezza equivale anche a maggiori imposte riscosse dallo stato. Sta generando anche maggiore occupazione: il che vuol dire più redditi da tassare, ma anche maggiori consumi da parte dei nuovi occupati e delle rispettive famiglie (con tutto quanto ne consegue anche dal punto di vista fiscale). Un circolo virtuoso che andrebbe analizzato nel suo complesso, per poter davvero valutare se, e quanto, il Superbonus impatta sui bilanci dello Stato e sulla finanza pubblica”.
I dati, per il presidente Lombardi “dimostrano in maniera inconfutabile quanto sia erroneo e mendace il giudizio basato sui “costi” della misura conseguenti ai minori introiti fiscali. Il CRESME, in uno studio presentato alla Camera dei deputati, Open Economics, Luiss Business School (in un rapporto commissionati dal Dipartimento di Programmazione Economica di Palazzo Chigi), e più di recente l’Istituto di ricerca Nomisma hanno acclarato (e valutato) la positività dell’impatto sociale e ambientale del Superbonus 110%. L’ impatto economico generato dal Superbonus, secondo Nomisma, è positivo, giacché i 38,7 miliardi di euro fino ad oggi ammessi in detrazione hanno già generato sull’economia nazionale un valore economico complessivo pari a oltre il triplo (124,8 miliardi): 56,1 miliardi di effetto diretto, 25,3 miliardi di effetto indiretto e 43,4 di effetto indotto. Ma il Superbonus ha prodotto e sta producendo anche ulteriori benefici effetti: la riqualificazione energetica degli edifici, che determinerà una riduzione del consumo di CO2 pari a 979 mila tonnellate annue, con un risparmio medio in bolletta di 500 euro. I lavori eseguiti contribuiranno inoltre alla produzione di energia rinnovabile con un incremento di energia prodotta da fotovoltaico/pannelli solari installati di quasi il 50%. Grazie al Superbonus nel settore delle costruzioni si sono registrate ben 634 mila nuovi occupati in totale: 410 mila nel settore e 224 mila nell’indotto. Maggiore occupazione, equivale a più redditi, e quindi più consumi con tutto quanto ne consegue in termini di introiti anche per lo Stato. Tralasciando l’aspetto – pur a mio avviso non trascurabile – della riqualificazione e messa in sicurezza di immobili vetusti e fatiscenti e, più in generale, di quartieri e città.
Non è affatto vero – come pure strumentalmente si è detto – anche che il Superbonus sia una misura “per ricchi” o che ne possano fruire esclusivamente famiglie benestanti. È vero, piuttosto, l’esatto contrario: 483 mila famiglie, con reddito medio basso, grazie al Superbonus hanno potuto effettuare lavori di riqualificazione energetica alla propria abitazione, a costo zero, altrimenti improponibili e inaccessibili”.
“Questa diffusa diffidenza verso il Superbonus – conclude la lettera trasmessa dal presidente Lombardi a segretari di partito, deputati, senatori – si è purtroppo tradotta sin qui in misure incomprensibili, estremamente penalizzanti. Il blocco della cessione del credito (5,4 mld di euro), sta mettendo in serio pericolo la sopravvivenza di tante imprese e professionisti, che rischiano il fallimento per aver creduto nello Stato italiano e confidato in una normativa cambiata “in corso d’opera”. Eppure, la diffusa crisi energetica conseguente al conflitto bellico in atto avrebbe dovuto indurre ad un maggiore e più convinto sostegno verso misure, come il Superbonus 110%, che impattano fortemente sul consumo energetico proprio di quegli edifici più “energivori” in Italia (che consumano il 40% della nostra bolletta energetica). Non è stato e non è così: e questo è per noi, per tutto il comparto dell’edilizia, motivo di profonda preoccupazione e rammarico. Auspichiamo vivamente che il Parlamento possa recepire le indicazioni della Commissione europea e, lungi dal modificare ancora o addirittura non prorogare questo strumento – lo stabilizzi e lo renda strutturale. Ne trarrebbe enorme beneficio non solo il comparto dell’edilizia, ma tutto il sistema Paese, come dimostrano i dati ad oggi, rilevati ed approfonditi da una pluralità di studi. Checché ne dicano (strumentalmente) i detrattori.”
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