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Superbonus 110%, studio commercialisti: sottostimato il ritorno finanziario

Regalbuto (Consiglio nazionale dei commercialisti): “Ok riduzione aliquota rispetto al 110% per innescare contrasto di interessi tra imprese e committenti. Ma il Superbonus ha uno straordinario effetto espansivo, va reso strutturale”

giovedì 22 dicembre 2022 - Redazione Build News

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Le relazioni tecniche che hanno accompagnato il lancio del superbonus 110% hanno fortemente sottostimato gli effetti finanziari della misura. Dai dati effettivamente rilevati, la misura, nonostante sia risultata molto più costosa di quanto previsto, ha un ritorno finanziario per le casse pubbliche anch’esso molto più alto di quanto stimato, a cui vanno aggiunti i rilevanti effetti positivi sull’occupazione e sul reddito di famiglie e imprese, che sono stati essenziali per il rilancio non solo del comparto edilizio ma del sistema Paese nel suo insieme, già pesantemente colpito, prima, dalla pandemia e, poi, dal conflitto russo-ucraino. È quanto emerge dalla ricerca “L’impatto economico del superbonus 110% e il costo effettivo per lo Stato dei bonus edilizi”, realizzata dal Consiglio e della Fondazione nazionali dei commercialisti. La ricerca mostra come, nel biennio 2020-2021, a fronte di 1 euro di uscita finanziaria pubblica in termini di crediti o detrazioni fiscali riconosciuti ai contribuenti, grazie agli effetti moltiplicativi in termini economici, ne ritornano 43,3 centesimi, così che il costo netto per lo Stato è pari a 56,7 centesimi.

Il documento, dopo un’analisi del costo dei bonus edilizi per lo Stato, attraverso una ricostruzione puntuale delle relazioni tecniche che hanno accompagnato i provvedimenti normativi che si sono succeduti negli anni, presenta un modello alternativo per valutare gli effetti positivi che ne derivano, in particolare, in termini di maggiori entrate fiscali. L’ipotesi chiave, alla base del modello, è che per il calcolo del maggior reddito prodotto dall’economia e, di conseguenza, le maggiori entrate incassate dallo Stato, bisogna tenere conto dell’intero effetto moltiplicativo della spesa aggiuntiva generata dal superbonus 110% e, soprattutto, dalla possibilità di optare per lo sconto sul corrispettivo e la cessione del credito, in alternativa alla detrazione in dichiarazione. È così che formulando alcune ipotesi di base, in linea con i dati fino ad ora disponibili, tra i quali i dati Enea sugli investimenti relativi al superbonus 110% e i dati dell’Agenzia delle entrate sulle comunicazioni delle prime cessioni dei crediti di tutti i bonus edilizi a fine 2021, è stato possibile stimare una spesa agevolata totale per tutto il 2021 pari a poco più di 55 miliardi di euro, di cui circa 27 miliardi imputabili ai bonus ordinari e 28,3 miliardi al superbonus 110%.

Nel documento si prende atto anche dell’effetto iperespansivo avuto dalle misure del superbonus 110% sulla spesa edilizia. La combinazione tra la super aliquota del 110% e la possibilità di scontare o cedere il credito a terzi – possibilità estesa contestualmente anche agli altri bonus edilizi – ha avuto, infatti, un effetto fortemente espansivo che ha fatto lievitare oltre misura sia il costo lordo per lo Stato sia le maggiori entrate generate dagli effetti moltiplicativi. La ricerca giunge così a dimostrare che il costo lordo per lo Stato, solo per il 2021, è stato, in realtà, più alto di oltre 21 miliardi di euro, mentre l’effetto fiscale indotto, che simula le maggiori entrate per lo Stato, è stato pari a quasi 12 miliardi di euro determinando in tal modo un costo netto aggiuntivo per lo Stato di circa 9,5 miliardi di euro.

Per tenere conto di tale effetto iperespansivo, la ricerca si è soffermata sui principali dati di contabilità nazionale relativi all’anno 2021. In particolare, sui dati relativi a Pil, valore aggiunto, investimenti, occupazione e fatturato delle imprese. Nel 2021, il settore delle Costruzioni ha incrementato la produzione totale del 20,2% e il valore aggiunto del 21,6%. Quest’ultimo è stato 3,2 volte più alto del tasso di crescita totale dell’economia. Addirittura, nel biennio pandemico 20-21, il valore aggiunto del settore costruzioni è cresciuto del 14,7% a fronte di un calo di quello totale dell’economia del 2,3%. In termini assoluti e a prezzi costanti, cioè al netto dell’inflazione, la produzione si è incrementata di 35,8 miliardi, mentre il valore aggiunto è aumentato di 13,9 miliardi di euro. Gli investimenti in abitazioni nel 2021 sono aumentati del 26% a fronte di un incremento nell’intera economia del 17%. L’occupazione è cresciuta del 6% contro il +0,6% dell’intera economia. Il fatturato delle imprese, misurato solo per le società di capitali, è aumentato, sempre nel 2021, del 39,5% contro il +25,7% del totale. Inoltre, i dati di contabilità nazionale sull’occupazione del 2021 sono particolarmente interessanti poiché mostrano un incremento particolarmente significativo delle ore lavorate nel settore delle costruzioni (+20%) rispetto a un incremento più contenuto delle posizioni lavorative (+8%), segno che il settore ha fatto ampio ricorso a ore di lavoro straordinario piuttosto che al solo incremento dei posti di lavoro. È evidente, soprattutto da questo dato, che le imprese, almeno nel 2021, sono state restie a pianificare incrementi di posizioni lavorative che invece potrebbero essere agevolate da una maggiore stabilità degli incentivi edilizi.

Lo straordinario effetto espansivo generato dal superbonus 110% nel 2021 – effetto che ha inciso per il 15% sulla crescita complessiva, nonostante il settore delle costruzioni pesi per il 5% sul totale – si è tradotto in un altrettanto straordinario effetto propulsivo sul gettito fiscale che, al netto della spesa base, cioè della spesa in bonus edilizi che sarebbe stata comunque effettuata anche senza il superbonus 110%, ha generato maggiori entrate stimate pari a 43,3 centesimi di euro per ogni euro speso dallo Stato. I dati relativi al 2022 sembrerebbero indicare un’espansione fino a un triplo di quanto accaduto nel 2021 con effetti, molto probabilmente, fortemente impattanti sul bilancio dello Stato.

“Questo documento – afferma Salvatore Regalbuto, tesoriere del Consiglio nazionale dei commercialisti con delega all’area fiscale che ha coordinato il gruppo di ricercatori estensori del documento – “offre dati e considerazioni tecniche che potranno essere d’ausilio al decisore politico per individuare in modo obiettivo un credibile punto di caduta nel dibattito sul futuro del superbonus e permettere valutazioni adeguate e scevre da posizioni preconcette, in merito all’utilizzo delle detrazioni fiscali quale strumento a supporto di politiche economiche e di sostenibilità ambientale che presentano impatti estremamente rilevanti per il sistema economico delle imprese e delle famiglie, oltre che per il bilancio dello Stato”.

“L’auspicio – conclude Regalbuto – “è che si possa rendere strutturale il superbonus, e in quest’ambito sono da accogliere favorevolmente gli interventi tesi a ridurre la percentuale di detrazione che, oltre a rendere più sostenibile la misura, innescano anche il necessario contrasto di interessi tra imprese e committenti, evitando così ingiustificati rialzi dei prezzi nel comparto dell’edilizia. Se la volontà sarà quella di garantire una maggiore stabilità dell’agevolazione, per incentivare l’avvio di nuovi interventi sarà comunque necessario che l’aliquota della detrazione resti comunque allettante e che siano confermate le opzioni alternative per lo sconto in fattura e la cessione del credito. Altrettanto importante, infine, è che si giunga ad una profonda semplificazione del quadro normativo di riferimento, preservando e valorizzando l’importante ruolo di garanzia dell’interesse pubblico svolto dai professionisti in varia misura coinvolti nel processo stesso”.

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