Riduzione del Superbonus dal 110% al 90% dal 2023 per i condomini, ad eccezione di chi presenta la Cilas entro il 25 novembre (lo ha precisato la premier Giorgia Meloni durante la conferenza stampa dopo il CdM).
Il Superbonus al 110% è prorogato fino al 31 marzo 2023 per le villette unifamiliari (che abbiano completato il 30 per cento dei lavori entro il 30 settembre 2022) ed è prevista la detrazione al 90% per tutto il 2023 per le abitazioni destinate a prima casa ma con vincolo di reddito familiare a 15 mila euro l'anno, innalzati in base al quoziente familiare.
Lo prevede il decreto-legge Aiuti quater approvato il 10 novembre dal Consiglio dei ministri.
“Siamo consapevoli della necessità del Governo di tenere sotto controllo la spesa”, commenta la Presidente Ance Federica Brancaccio, “ma cambiare le regole del superbonus in 15 giorni significa penalizzare soprattutto i condomini che sono partiti per ultimi”. Quelli cioè, spiega la Brancaccio, “delle periferie e delle fasce meno abbienti che per far partire i lavori hanno avuto bisogno di tempi più lunghi e della necessità di vedere interamente coperti finanziariamente gli interventi”.
“Per questo chiedevamo e continuiamo a chiedere un confronto con il Governo in modo serio e responsabile per evitare che a pagare siano i più deboli e le imprese regolari” continua la Presidente Ance.
Per quanto riguarda lo sblocco dei crediti incagliati, “apprezziamo l’attenzione del Governo e del Ministro Giorgetti in particolare, ma attendiamo di capire che soluzione si è studiata per evitare che tante imprese falliscano per mancanza di liquidità e questo sì con un costo sociale ed economico insostenibile per la collettività”. “Se il credito di imposta non sarà monetizzabile ancora una volta gli interventi potrà farli solo chi ha disponibilità economica e possibilità di compensare direttamente: dunque solo i più abbienti”.
Peraltro, come già sottolineato anche dalle organizzazioni sindacali “l’effetto combinato delle modifiche al superbonus e della mancata monetizzazione dei crediti fiscali acquisiti genererà un aumento della disoccupazione ed effetti depressivi sul Pil con ovvie ricadute anche sui conti dello Stato”, conclude Brancaccio.
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