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Superbonus, commercialisti, architetti e ingegneri: “Le regole non si possono cambiare senza causare disastri”

Dura presa di posizione di ADC - Associazione Dottori Commercialisti, Asso ingegneri e Architetti, Inarsind e Associazione Nazionale Tecnici Liberi Professionisti. “Urgente riconsiderare la remissione in bonis” chiede l'Associazione Nazionale Commercialisti (ANC)

venerdì 17 maggio 2024 - Redazione Build News

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Giovedì 16 maggio l'Assemblea del Senato ha approvato, con 101 voti favorevoli e 64 contrari, il disegno di conversione in legge del Decreto Superbonus (decreto-legge n. 39/2024), nel testo definito dalla Commissione Finanze, che passa al vaglio della Camera dei deputati.

Riportiamo la presa di posizione di ADC - Associazione Dottori Commercialisti, Asso ingegneri e Architetti, Inarsind  - Associazione di intesa sindacale degli architetti e ingegneri e Associazione Nazionale Tecnici Liberi Professionisti: “Giocare con regole certe per cittadini e imprenditori non è un optional ma un’esigenza per far quadrare i conti e restare in piedi in un mercato complesso qual è quello italiano.

Pertanto è stato un fulmine a ciel sereno l’annuncio del Ministro dell’Economia e delle Finanze e il successivo emendamento presentato e approvato dal Senato che rende obbligatoria per alcuni soggetti la ripartizione in 10 anni delle residue agevolazioni per le ristrutturazioni.

Non si può non immaginare che una disposizione normativa di tale portata porterebbe le imprese italiane a dover fare i conti non solo con problemi di carattere finanziario ma anche di sostenibilità dell’impresa.

Il D.L. 39/2024, che ha posto un termine per l’invio delle comunicazioni inerenti relative alle spese sostenute nell’anno d’imposta 2023 sconto in fattura e cessione del credito e le relative rettifiche, mette a dura prova i contribuenti italiani e pensavamo si fosse compreso nell’acceso dibattito che è ancora in corso”, scaduto infatti il 4 aprile 2024, ha già messo a dura che fosse necessario intervenire per non creare ulteriori aggravi ad un mercato altamente stressato. Sembra invece che l’iter parlamentare sia volto ad appesantire ancor di più il quadro normativo degli incentivi.

Non vorremmo essere facili profeti nel predire che questo impatterà sul Pil Italiano e sulle famiglie e che si sarà costretti comunque a prevedere ulteriori e diversi incentivi per evitare che famiglie ed imprese siano penalizzate sino a rischiare una vera e propria disfatta.

Ci troviamo oggi a scrivere unitamente Commercialisti, Ingegneri ed Architetti, ovvero le professioni che più hanno assistito cittadini ed imprese in questi incentivi e quindi coloro i quali hanno di più il polso della situazione per chiedere subito una revisione del processo legislativo che porti a diverse conclusioni da quanto annunciato
”.

ANC: “Urgente riconsiderare la remissione in bonis”

Riportiamo anche un comunicato dell'Associazione Nazionale Commercialisti (ANC), datato 13 maggio. “Tra gli emendamenti presentati dal Governo al Decreto-legge n. 39, entrato in vigore lo scorso 30 marzo 2024, non sembra esserci spazio per la remissione in bonis relativa alle comunicazioni dell’opzione ex art 121 dl 34/2020.

“L’auspicio” dichiara il Presidente ANC Marco Cuchel “era che in questa fase fossero introdotte delle modifiche al citato decreto che consentissero di reintrodurre la remissione in bonis per gli interventi per i quali la comunicazione è stata trasmessa all’Agenzia delle Entrate con errori od omissioni”.

“A tal proposito, ricordiamo” continua Cuchel “che il DL 39/2024 aveva definitivamente bloccato tale facoltà: è scaduto infatti il 4 aprile 2024 il termine per l’invio delle comunicazioni inerenti sconto in fattura e cessione del credito relative alle spese sostenute nell’anno d’imposta 2023”.

Fermo restando che in considerazione dell’aggravio generato sui conti pubblici, non può essere posto in contestazione lo stop imposto al superbonus, risulta incomprensibile la presa di posizione del Ministro sulla remissione in bonis in relazione alle comunicazioni di cessione e, nello specifico, l’attuale impossibilità per i contribuenti che hanno commesso errori nelle comunicazioni di cessione trasmesse a marzo e aprile 2024 di rimediare a detti errori tramite questo strumento.

In particolare, si potrebbe ipotizzare la riapertura dei termini per la remissione in bonis per consentire a coloro che hanno già inviato le comunicazioni di cessione al fine di consentire la correzione di errori quali, ad esempio, il codice identificativo della tipologia di intervento, i codici fiscali di cedente e cessionario ecc, senza modificare “l’importo della spesa” e “l’importo della detrazione”. Ciò, peraltro, non genererebbe conseguenze sui conti pubblici.

“Auspichiamo un cambiamento di rotta in tal senso” conclude Cuchel “che permetterebbe ai colleghi di tutta Italia, che a pochi giorni dalla scadenza hanno subito l’ennesima modifica normativa in materia, di rettificare eventuali comunicazioni non corrette, ponendo rimedio a errori sostanziali ma che non impattano sul bilancio dello stato, oggi rettificabili solo con l'invio di una nuova comunicazione, non essendo percorribile la strada della correzione degli errori formali prevista dalla circolare dell'Agenzia delle entrate n. 33/E del 2022”.

Leggi anche: “Superbonus in 10 anni, approvato l'emendamento. Non retroattivo tetto 400 milioni in zone sisma

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