“L’evoluzione in miglioramento dei principali saldi di finanza pubblica riflette, oltre alla crescita del Pil corrente, il venir meno degli interventi di urgenza connessi alla crisi pandemica ed energetica, e la significativa riduzione degli oneri relativi al Superbonus sia per la riduzione dell’aliquota (al 70% nel 2024) sia per il blocco all’opzione della cessione del credito e dello sconto in fattura, blocco che è stato ulteriormente ampliato dalle più recenti disposizioni normative e che riduce la propensione al ricorso a questo tipo di agevolazione”.
Lo ha evidenziato l'Istat che, in audizione parlamentare sul DEF 2024 (Documento di economia e finanza), ha diffuso i principali dati della Notifica sull’indebitamento netto e sul debito delle Amministrazioni Pubbliche (AP), la quale recepisce per il 2023 le più recenti evidenze quantitative sulla spesa per i crediti d’imposta connessi al Superbonus. La Commissione Europea non ha espresso riserve sulla Notifica rispetto alle stime prodotte dall’Istituto che sono state considerate pienamente coerenti e di qualità rispetto all’attuale quadro definitorio. Rimane tuttavia ancora da definire la classificazione statistica del credito d’imposta Superbonus per le spese sostenute nel 2024 anche in considerazione delle modifiche legislative di recente intervenute con il Decreto Taglia Cessioni (DL 29 marzo 2024, n. 39).
La normativa aveva indicato il 4 aprile 2024 come data ultima per comunicare all’Agenzia delle Entrate la scelta di avvalersi della cessione del credito o dello sconto in fattura. “Le informazioni inserite nell’attuale versione dei Conti sono a riguardo complete, sebbene non ancora definitive per eventuali modifiche dovute alla fisiologica stabilizzazione del dato relativo alla cessione dei crediti nei prossimi mesi. Ulteriori modifiche della spesa complessiva potranno, inoltre, derivare dai dati sulle detrazioni desunte dalle dichiarazioni fiscali che saranno disponibili solo dopo la fine dell’anno. Tuttavia, dato il ricorso limitato all’opzione dell’utilizzo diretto da parte del beneficiario, è verosimile attendersi revisioni di importo limitato”, precisa l'Istat.
Quadro meno favorevole nel 2023 per maggiori spese crediti Superbonus
“Nel 2023 l’indebitamento netto delle AP si attesta dunque al 7,4% del Pil, con un peggioramento dell’incidenza di 0,2 punti percentuali rispetto alla stima del 5 aprile.
L’indebitamento netto risulta in miglioramento di 1,2 punti rispetto all’anno precedente; questo andamento ha riflesso soprattutto la riduzione del disavanzo primario, al 3,6% del Pil (-4,3% nel 2022), ma anche la discesa di quasi mezzo punto percentuale della spesa per interessi (dal 4,2 al 3,8%). Il valore dell’indebitamento netto è risultato oltre due punti percentuali in peggioramento rispetto alla stima indicata nei precedenti documenti programmatici (5,3% nella Nota di aggiornamento al DEF e nel Documento Programmatico di Bilancio). Il quadro meno favorevole nel 2023 è ascrivibile principalmente alle maggiori spese connesse ai crediti di imposta del Superbonus, rilevate, come detto, sulla base delle evidenze più recenti. Come noto, questi sono contabilizzati nel Conto consolidato delle AP per l’intero importo maturato nell’anno di formazione del credito invece che negli anni del suo effettivo utilizzo in compensazione fiscale da parte dei beneficiari. Anche la dinamica delle entrate complessive è risultata più sostenuta di quanto atteso nei documenti programmatici specie per quel che attiene le entrate tributarie. Tuttavia, nel 2023 la pressione fiscale rimane stabile al 42,5% del Pil, in linea con quanto previsto nei documenti programmatici”.
Debito pubblico sul Pil
Prosegue l'Istat: “Il debito pubblico sul Pil, misurato al lordo delle passività connesse agli interventi di sostegno finanziario in favore di Stati Membri della Uem, si attesta a 137,3% nel 2023, in riduzione di oltre tre punti percentuali rispetto all’anno precedente. Tale incidenza risulta quasi tre punti percentuali più contenuta della NADEF, anche grazie alla revisione al rialzo del livello del Pil nominale del 2022 e alla crescita del Pil del 2023 maggiore di quanto atteso. Il profilo del debito pubblico è poi previsto in lieve peggioramento sino al 2026, anche per effetto delle significative minori entrate connesse alle compensazioni d’imposta dei crediti edilizi che aggravano il fabbisogno di cassa. Dal 2027 il debito pubblico in rapporto al Pil è previsto in lieve riduzione di 0,2 punti percentuali, raggiungendo il 139,6%, per il venir meno della gran parte degli effetti di cassa legati alle suddette agevolazioni edilizie”.